La falsa partenza

massimo giannini

Siamo grati a Mario Draghi, che nella prima riunione del Consiglio ha pregato i suoi ministri di limitare le dichiarazioni perché «il governo parla solo dopo aver fatto qualcosa». Principio indiscutibile e condivisibile, che marca una cesura netta con il caos creativo dei governi precedenti. Ma la gestione del dossier sci e del caso Ricciardi è purtroppo una “falsa partenza”. Non segnala il nuovo che avanza, ma il vecchio che resiste. Di fronte al Covid e alle sue pericolose varianti abbiamo sempre appoggiato misure draconiane, ancorché dolorose. Ma qui siamo oltre. Non si può fissare la ripresa delle attività sciistiche con un mese di anticipo, e poi decidere la proroga improvvisa del lockdown a poche ore dalla riapertura. E se lo si fa, perché il rischio dei contagi lo impone, allora si ha il dovere di spiegare ai cittadini le ragioni di un’ordinanza urgente che fa saltare i piani di tante famiglie e i ricavi di tante imprese.

Sarebbe bastato almeno che il riconfermato ministro della Salute si fosse presentato ai tg di prima serata, per dare conto al Paese di queste gravi decisioni. Non lo ha fatto, e ora Speranza è già nel mirino di un ministro leghista, Garavaglia. Baruffe chiozzotte, degne di un pentapartito della Prima Repubblica, non di una Grande Coalizione della Terza. Lo stesso vale per l’incontenibile foga esternatoria dei virologi, che fuori dai circuiti istituzionali non fa aumentare la precauzione ma solo la frustrazione (come dimostra la “rivolta di San Valentino” dei ristoratori).

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