Il superdebito diventa leggero
Essendo il debito meno caro, la sua sostenibilità è migliorata. Summers ha poi spiegato che Paesi come l’Italia, gravati da un altissimo livello di debito su prodotto interno lordo, sono instradati su un percorso obbligato per abbattere quel livello: fare più debito – espandere il deficit – a patto che il debito generi una crescita superiore al tasso di finanziamento del debito stesso. È probabile che la politica economica della nuova presidenza Biden si orienterà sulle linee tracciate da Summers, e questo sarà di notevole aiuto per i Paesi con un alto tasso di debito. C’è uno spirito neo-keynesiano nell’aria. Investimenti pubblici, ricerca di una crescita superiore al tasso a cui ci si indebita. Sono dietro le spalle gli imponenti tagli dell’austerity. Si tornano a respirare le riflessioni di John Maynard Keynes. Torna a essere necessario dotarsi delle teorie di Federico Caffè, come di strumenti imprescindibili. Di Caffè, come sappiamo, Mario Draghi è stato allievo.
Sul tavolo del presente ci sono poi i tassi d’interesse. Ai minimi storici: ovunque, e finalmente anche nel nostro Paese. Perché lo spread si assottiglia, e in questo modo crescere più del tasso a cui ci si finanzia diventa una sfida alla portata della nuova Italia che prende forma. C’è un ulteriore elemento che non si può sottovalutare, ed è il Recovery Plan. Un complesso di misure che dobbiamo considerare come una sorta di Piano Marshall del Ventunesimo secolo. Un’architettura fatta di debito, sì, ma anche di sussidi. Quanto tempo ha impiegato l’Europa per arrivare a questo principio di eurobond? Quant’è lontana quella passeggiata di Merkel e Sarkozy, dove si disse che in caso di fallimento della Grecia anche i privati avrebbero dovuto contribuire? Oggi, all’interno di questo Recovery Plan, ci sono i sussidi. E c’è una grandiosa opportunità per ricostruire il nostro Paese a partire dalle fondamenta. Sotto la danza delle stelle, ci ha insegnato Shakespeare, può nascere qualcosa di importante.
LA STAMPA
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