Fabrizio Pregliasco: “Qui rischiamo una nuova ondata il pericolo sono asili ed elementari”
Si potrebbe procedere sia prevedendo parametri più rigorosi per l’accesso alle varie fasce di colore, che misure più rigide. L’altra opzione sono gli interventi chirurgici, come le zone rosse già proclamate a fronte dei focolai di varianti in Umbria ed Abruzzo. Il lockdown generalizzato lo userei solo come ultima ratio».
Le varianti sembrano diffondersi maggiormente tra i più piccoli. Le scuole vanno richiuse?
«Il pericolo maggiore è rappresentato in questo momento da asili ed elementari. Però dico: le scuole teniamole aperte, ma rafforziamo i protocolli di sicurezza e i controlli per individuare tempestivamente eventuali focolai. Nel qual caso si fanno chiusure mirate».
Il sistema dei lockdown “stop and go” proposto dal documento di una task force di esperti europei può risultare più efficace del nostro “a semaforo” che decreta le chiusure quando i parametri di rischio sono già alti?
«In via teorica sì, sarebbe meglio programmare anticipatamente le chiusure di due, tre settimane sulla base dei modelli previsionali, per poi riaprire con più libertà. Ma già così come sono organizzate le zone di rischio in Italia rischiamo rivolte sociali. Immaginate dire quando non c’è un picco dei contagi a commercianti, imprenditori e ristoratori che si chiude. Sarebbe difficile da far accettare».
Meglio le decisioni last minute come quelle sullo sci?
«In questo caso la tempistica è stata quanto meno improvvida, perché si sapeva da tempo che la riapertura degli impianti comportava dei rischi. La decisione è stata giusta, ma si poteva prendere prima che i gestori investissero altre risorse per preparare le piste ed assumere personale».
La vera arma contro il virus resta il vaccino. Cosa dobbiamo fare per accelerare?
«Inciampi ci sono stati. Dal punto di vista organizzativo dico che oltre ai medici di famiglia bisogna coinvolgere il volontariato della protezione civile. Ma questo non serve se non si aumenta la produzione, anche quella per conto terzi abbattendo la barriera dei brevetti. Ricordiamoci che dovremmo vaccinarci tutti anche il prossimo anno. E che dobbiamo portare il vaccino anche in Africa e in Sudamerica. E’ un fatto etico, ma anche pratico, se non volgiamo che virus torni dalla finestra dopo averlo cacciato dalla porta».
LA STAMPA
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