La difficile ricerca di un amalgama in Parlamento
di Massimo Franco
Il sospetto che un Movimento 5
Stelle balcanizzato diventi fonte di instabilità viene rafforzato di
giorno in giorno. È probabile che alla fine il numero dei «no» grillini
in Parlamento al governo di Mario Draghi sia minore rispetto ai timori
iniziali.
Il malumore tuttavia resta, come il rischio di scissione. È
alimentato da quanti vedono nella formazione dell’esecutivo
un’umiliazione; e nei dicasteri riservati ai Cinque Stelle un
ridimensionamento della formazione di maggioranza relativa. Ma è tutto
il fronte interno della coalizione a delinearsi fin d’ora come la
«filiera delle spine» per il premier. Trasformare l’eterogeneità degli
alleati in un amalgama virtuoso si sta rivelando la vera incognita. Lo
ha fatto capire l’esigenza di dosare ministeri affidati a tecnici vicini
all’ex presidente della Banca centrale europea, con altri, politici,
nel segno di una controversa continuità. E lo rilanciano le polemiche,
soprattutto della Lega, sul divieto in extremis di riaprire le piste da
sci, con i neoministri del Carroccio che affermano: «È colpa del
governo».
Se il no alla fiducia fosse più ampio
Lo stesso Pd si mostra molto critico, dopo essersi già diviso sull’assenza di donne nei ministeri. È un viatico nel segno della conflittualità. Eppure, almeno per quanto riguarda i grillini, il loro smarcamento potrebbe diventare un problema solo se il «no» alla fiducia si rivelasse più ampio del previsto; magari dietro l’alibi della «libertà di coscienza». Altrimenti, un estremismo all’opposizione finirà per sottolineare i cromosomi moderati e europeisti della coalizione guidata da Draghi, che ieri ha ricevuto il sostegno della cancelliera tedesca Angela Merkel: un riconoscimento a chi «da convinto europeo si è già impegnato con successo per l’unità e la stabilità dell’Europa». Sono parole che ripropongono l’asse strategico tra Italia e Germania. E insieme fotografano le attese dell’Ue nei confronti del nuovo governo; sulla sua capacità di spendere nel modo più produttivo e efficace gli aiuti in arrivo da Bruxelles. Conte sembra già archiviato, quando la Merkel esprime l’esigenza di una cooperazione con Draghi «contrassegnata dalla fiducia, sia sul piano bilaterale che in Europa».
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