Pd, Cinque Stelle e Leu lanciano l’intergruppo. Conte: mossa opportuna

In tutta evidenza, insomma, l’Intergruppo tra parlamentari del Pd, di M5S e di LeU ha l’ambizione di far vedere e soprattutto far pesare di più la voce della sinistra nella strana maggioranza che sta nascendo. Il senso, e il pericolo, dell’operazione sono chiarissime anche a Matteo Salvini, che infatti in serata si precipita ad incontrare il coordinatore nazionale di Forza Italia, Tajani, e la sua vice Ronzulli.

«È una cosa molto importante la scelta che hanno fatto oggi i senatori, dentro questa maggioranza così ampia, di offrire al presidente Draghi un’area omogenea per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi su un asse politico dell’europeismo che altrimenti sarebbe stato più debole». Zingaretti la spiega così.

È un modo anche per delimitare un perimetro politico. Da cui Matteo Renzi è stato escluso. Inevitabile per chi ha martellato fino alla fine sull’accordo tra Pd e M5S. «Renzi – dice ancora Zingaretti nel salotto tv di Bianca Berlinguer – ha fatto una scelta, che è stata quella di abbattere quel modello politico, riprendersi la sua libertà. Non per una congiura, ma per un obiettivo politico e strategico di destrutturare quel modello politico. E questo fa parte della battaglia».

Il sentiero imboccato da Zingaretti però va stretto a molti nel Pd. Dice Matteo Orfini, che sta sull’ala sinistra del partito: «Pensiamo a rilanciare l’iniziativa del Pd e a farlo uscire da questa assurda subalternità. Intergruppi che guardano al passato hanno davvero poco senso». Ma non è l’unico. Scrivono i senatori Vincenzo D’Arienzo, Tommaso Nannicini e Francesco Verducci: «Non servono fughe in avanti né forzature, ma una discussione vera su come il Pd vuole svolgere la propria funzione e definire la propria identità nella fase del tutto nuova che si è aperta».

LA STAMPA

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