Licenziamenti, ok da Pd e Lega: blocco per tutti fino a giugno
di Luca Cifoni e Michele Di Branco
ROMA Ancora tre mesi di stop ai licenziamenti. Per poi procedere, nella seconda metà del 2021, ad un graduale allentamento una volta definita la riforma degli ammortizzatori sociali. Il governo è al lavoro per risolvere uno dei nodi più delicati ereditati dall’esecutivo Conte: il 31 marzo prossimo scade il divieto per le aziende di procedere a licenziamenti per motivi economici, sia individuali, sia collettivi. Uno scenario che, secondo alcuni calcoli, metterebbe a rischio 1,2 milioni di posti nell’Italia piegata dalla pandemia.
Lavoro, le imprese dal ministro Orlando: sul tavolo licenziamenti e ammortizzatori
Lo stop, in vigore dal 17 marzo 2020 per arginare gli effetti del Covid sull’occupazione, è stato prorogato già per tre volte. Gli industriali spingono per allentare i vincoli, i sindacati premono per proseguire sulla linea adottata finora. «Dove ci sono attività ferme perché il governo decide di fermarle è giusto che ci sia il blocco dei licenziamenti» ha sottolineato il vicepresidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, incontrando in teleconferenza il ministro del Lavoro Orlando. Aggiungendo però che «dove non ci sono condizioni di sospensione per legge, ma riduzione di attività dovute al mercato, dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare per far ripartire il mercato del lavoro».
Ipotesi proroga fino al 30 giugno
L’ipotesi definita dal precedente esecutivo prevedeva una proroga, ma legata alla fruizione della Cig Covid. Ora il punto di caduta, secondo quanto si apprende da diverse fonti della nuova maggioranza, potrebbe invece consistere nel prolungare il disco rosso ai licenziamenti fino al 30 giugno prossimo; sperando che nel frattempo la situazione economica vada a migliorare. La decisione non è ancora presa: nei prossimi giorni sono previsti contatti tra lo stesso Orlando e gli altri ministri e l’ultima parola, ovviamente, spetterà al premier Mario Draghi.
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