Lega europeista solo per l’effetto-Draghi. “Giorgetti leader? No, piacciono i tribuni”
“Giorgetti ha certamente molti sponsor potenti, ma quanto a doti di leadership mi pare limitato, e la Lega è sin qui stata un partito popolare, i cui elettori amano riconoscersi in un tribuno. Non si dimentichi i sonori fiaschi della stagione della segreteria Maroni”.
Una futura scissione è da escludere o ci dobbiamo aspettare una resa dei conti Giorgetti-Salvini?
“Di scissioni la Lega ne ha subite tante e ne è sempre uscita indenne. Ma la convivenza tra Salvini e Giorgetti dipende dalla disponibilità del primo a sottostare alla linea dettata dal secondo. Ora pare starci, vedremo se la situazione cambierà”.
Che peso elettorale può avere una Lega europeista?
“A mio parere, molto ridotto, non solo rispetto al 34,3% toccato alle elezioni europee del maggio 2019 ma anche alle cifre riportate dagli ultimi sondaggi, di una decina di punti più basse. Salvo imprevisti, c’è il rischio di un sorpasso di Fd’I, le cui ripercussioni non solo sugli elettori ma anche sui militanti leghisti potrebbero essere pesanti, aumentando l’astensionismo”.
Tolti i dissidenti pentastellati, il centrodestra (Lega+FI) alla Camera è l’azionista di maggioranza rispetto al giallorossi (Pd+5Stelle). Ci può essere un effetto sull’azione di Draghi?
“Non credo. Draghi risponde, di fatto, al solo Mattarella, ed è lì perché ha l’aureola del tecnico super competente da cui ci si aspettano miracoli. Mettergli i bastoni fra le ruote dopo averne fatto l’apologia, pretendendo di condizionarne l’azione, lascerebbe sconcertata la pubblica opinione. Per cui Draghi procederà in sostanziale autonomia. Finché potrà, ovviamente”.
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