Primo vertice fra Draghi e i capi partito. Il modello inglese per il piano vaccinale

ilario lombardo, paolo russo

ROMA. Cinque ministri a Palazzo Chigi. Uno per ogni partito. Un faccia a faccia che senza l’ufficialità delle forme ha ricordato i vertici tra i capidelegazione di maggioranza del governo Conte Bis. C’era Giancarlo Giorgetti per la Lega, Dario Franceschini per il Pd, Stefano Patuanelli per il M5S, Maria Stella Gelmini per Forza Italia e Roberto Speranza per Leu. Questi ultimi due anche i ministri di più stretta competenza sull’argomento affrontato: i vaccini. In attesa del Consiglio dei ministri di domani, in cui si discuterà di disposizioni urgenti per contenere il Covid, Mario Draghi si è confrontato sul piano vaccinale: vuole dare il massimo impulso a una immunizzazione di massa, superare rallentamenti, errori, confusioni emerse fino a oggi, evitare la giungla degli acquisti negoziati singolarmente dalle regioni tramite mediatori non istituzionali. Per farlo è pronto a ispirarsi al modello inglese, che finora sembra aver funzionato più di tutti gli altri. Vaccinazione di massa subito, con tutte le dosi a disposizione, senza pensare ad accantonare le riserve per il richiamo. Puntando nell’immediato sui sieri di AstraZeneca, che arriveranno a 5 milioni entro fine marzo, il governo italiano è pronto a fare come Boris Johnson.

A consentire il cambio di passo è un nuovo studio pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet sul vaccino britannico, che gli esperti del ministero della Salute stanno leggendo e rileggendo perché contiene due novità dirompenti. Per una volta, entrambe positive. La prima è che già inoculando la prima dose l’antidoto avrebbe una efficacia del 72% e non del 60 come avrebbe accertato l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che ha autorizzato il vaccino dopo aver fatto le pulci ai milioni di dati relativi alla sua sperimentazione sull’uomo. Quindi in tre casi su quattro AstraZeneca proteggerebbe anche da forme lievi della malattia, mentre nella quasi totalità dei casi impedirebbe le forme gravi di infezione, che portano in ospedale o in terapia intensiva.

La seconda buona notizia è che spostando molto più in là il richiamo, addirittura a tre mesi dalla somministrazione della prima dose, il vaccino aumenta la sua efficacia all’80%. Se non proprio come i più ambiti ritrovati di Pfizer e Moderna, poco ci manca. In questo modo si potrebbe procedere al passo da corsa intrapreso a suo tempo dall’allora criticatissimo premier britannico, che in barba ai protocolli approvati dall’Ema su indicazione della stessa casa produttrice, già ai primi di gennaio ha iniziato a vaccinare in massa i cittadini senza riservare dosi per il richiamo. Gli inglesi hanno rinviato di 12 settimane, noi a questo punto anche più in là, mettendo in pratica quanto rivelato dai nuovi studi.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.