Nuovo Dpcm e decreto, oggi le scelte di Draghi: spostamenti tra regioni vietati fino al 27 marzo

Le chiusure differenziate

Nel documento approvato all’unanimità dai governatori e inviato al governo, si chiede «una revisione dei parametri e del sistema delle zone», ma anche nuovi protocolli che possano individuare i settori da far ripartire e quelli che devono invece seguire «un regime più stringente per specifici contesti territoriali». In questo modo si ottiene una classificazione che lega la riapertura delle attività agli indici di circolazione del Covid. Vuol dire che dove l’Rt è più basso sarà possibile valutare la ripartenza, sia pur graduale di alcuni settori. «Chiediamo di valutare le restrizioni che si sono rivelate più o meno efficaci, per soppesare quali attività sia necessario chiudere o limitare e quali invece possano essere riaperte, con protocolli aggiornati. Tale soluzione risulta essenziale ed opportuna in quanto alcune attività risultano totalmente chiuse da diversi mesi e il prolungarsi di tale situazione risulterebbe esiziale». In realtà su questo aspetto i governatori hanno mostrato opinioni diverse e dunque sarà il governo a prendere la decisione che possa sintetizzare le varie posizioni. Speranza comunque non arretra: «La linea del rigore deve essere confermata, l’incidenza delle varianti è ancora pesante».

I livelli di rischio delle scuole

Anche sull’apertura delle scuole e delle università i governatori chiedono una nuova organizzazione che potrebbe prevedere «un’apposita numerazione di rischio, tenendo conto dei dati oggettivi del contagio nelle istituzioni scolastiche e nel contesto territoriale di riferimento». Ma soprattutto vogliono «implementare le forme di congedo parentale, nonché prevedere ulteriori risorse economiche a sostegno dei genitori, nel caso di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per aggravamento della situazione epidemiologica».

Il sistema dei risarcimenti

Il tasto dei ristori è quello più battuto dai presidenti di Regione, ma è anche quello su cui Draghi ha voluto rassicurare già dall’inizio del proprio mandato i componenti della maggioranza di governo. Per questo ha subito avviato la procedura per ampliare la cabina di regia ai ministri economici, in modo da valutare la ricaduta dei provvedimenti dal punto di vista finanziario. Una linea che i governatori hanno ieri apprezzato ribadendo la necessità di «attivare gli indennizzi e salvaguardare le responsabilità, garantendo la contestualità a prescindere da chi adotta il provvedimento». Ma hanno anche evidenziato la necessità di «garantire sempre i risarcimenti sia nel caso di provvedimenti restrittivi di livello nazionale che regionale». È infatti accaduto che alcuni amministratori locali e gli stessi governatori abbiano ritardato o addirittura evitato chiusure proprio per non essere poi chiamati a risarcire i gestori delle attività. Ecco perché adesso si chiede «un chiarimento sulle competenze statali e regionali al fine di allinearne la tempistica e la relativa efficacia». La Gelmini si è fatta garante quando ha spiegato come l’esecutivo «può e vuole chiedervi di partecipare ad un processo decisionale che certo dovrà essere tempestivo, che certo dovrà essere snello, ma che non potrà calare sulle vostre teste».

Portavoce del Cts come Fauci

La composizione del Comitato tecnico-scientifico cambierà e appare ormai scontato che il numero dei componenti sarà ridotto. Ma su un punto i governatori sono stati unanimi: gli esperti devono parlare con un’unica voce «come è avvenuto negli Stati Uniti con la nomina dell’immunologo Anthony Fauci, delegato a parlare a nome del presidente». Dopo le polemiche degli ultimi giorni sul protagonismo di epidemiologici, medici e altri specialisti, il governo aveva già manifestato l’intenzione di limitare quello dei membri delle strutture ufficiali e sembra scontato che il suggerimento delle Regioni venga accolto.

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