Addio storytelling, ecco i silenzi istituzionali: così Draghi rivoluziona le parole del potere
MASSIMILIANO PANARARI
Cambio di passo. E di tempistiche. Dal metodo del «rinvio permanente» del predecessore Giuseppe Conte all’individuazione immediata di un’agenda definita e di una scaletta di priorità da perseguire senza indugi. E la chiara indicazione dell’esigenza di correre su questioni che, in precedenza, restavano tendenzialmente nel limbo. Mario Draghi «l’accelerazionista» in politica è, altresì, il neopresidente del Consiglio che ha appena introdotto lo «stile banchiere centrale» nella comunicazione politica nostrana. Finita a palazzo Chigi la stagione del “roccocasalinismo”, pilastro del contismo, siamo entrati nella nuova fase del «governo del Paese», quello “senza aggettivi” e di responsabilità nazionale. Con lo spostamento dell’accento da una comunicazione del primo ministro significativamente consensus-oriented (cosa che spiega i prolungati picchi di popolarità del prof. Conte) a una che risulterà più marcatamente istituzionale, dato il carattere di governo «del Presidente» (o, se si preferisce «dei due Presidenti») di quello guidato dal prof. Draghi. Non secondariamente poiché la “ragione sociale” di questo gabinetto coincide con l’essere un esecutivo tecnico-politico edificato su una maggioranza senza formula politica, obbligato quindi a sovrastare mediante il carattere istituzionale dei suoi messaggi le propensioni propagandistiche ed elettoralistiche dei partiti che lo sostengono. Unione, Draghi: “Recovery prova straordinaria di fiducia reciproca. Stato può fare investimenti, unico vincolo: farli bene”
Pages: 1 2