Covid, gli «spettacolari» dati della Scozia sui vaccini (anche dopo una sola dose)
di Marco Imarisio
Una Scozia non fa primavera, ma questa è una gran bella notizia.
I
primi risultati di una indagine scientifica condotta dall’equivalente
del nostro ministero della Salute e dall’università di Edimburgo sull’impatto dei vaccini Pfizer e AstraZeneca
hanno dato risultati che gli autori hanno definito «molto
incoraggianti», venendo così superati a sinistra dalla Bbc, come è noto
poco incline ai facili entusiasmi, che ha inserito nel titolo
l’aggettivo «spettacolare» proferito dal direttore del gruppo di
ricerca.
La seconda dose, in Gran Bretagna e in Italia
Adesso ci arriviamo, agli esiti tanto attesi. Prima va detto che non si tratta di uno studio effettuato su un numero più o meno alto di pazienti, ma sulla popolazione reale di quel Paese che ha già ottenuto la prima dose del vaccino.
A differenza di gran parte dell’Europa, il Regno Unito ha scelto di rinviare di tre mesi l’inoculazione della seconda dose, il cosiddetto richiamo, senza il quale non può dirsi completato il processo di immunizzazione.
In Italia, viene fatto dopo 21 giorni dall’iniziazione principale. Oltremanica, ha prevalso la strategia di raggiungere con il vaccino il maggior numero possibile di persone, e solo dopo novanta giorni, termine che può essere anche allungato di altre due settimane, procedere alla chiusura del cerchio.
Proprio per via di una decisione che sembrava andare controcorrente rispetto ai suggerimenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità ai quali si attiene con scrupolo l’Unione europea e in subordine il nostro governo, c’erano molte domande che attendevano una prima risposta sulla praticabilità di questa strada.
I risultati dello studio
Ebbene, lo studio scozzese certifica l’elevatissima efficacia di entrambi i vaccini nel prevenire l’ospedalizzazione per Covid-19, rispettivamente 85 e 94 per cento a cinque settimane dalla prima dose.
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