Governo: «Ristori subito per chi chiude»
di Marco Conti
Si materializza la variante inglese e si concretizza il rischio di uno scontro interno alla maggioranza. Mario Draghi intuisce i pericoli e convoca a Palazzo Chigi di prima mattina Matteo Salvini e in serata un vertice al quale partecipano, ma solo all’inizio, i tre rappresentanti della task force degli esperti, Agostino Miozzo, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro. Il resto della riunione, convocata dal presidente del Consiglio – nella quale si decide che i ristori verranno dati quando si decidono le chiusure – prosegue con i ministri Daniele Franco, Roberto Speranza, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti, Dario Franceschini, Elena Bonetti e Maria Stella Gelmini. APPROFONDIMENTI
IL CAMBIO
Il
virus picchia forte, specie in alcune aree del Paese, e non è il
momento per Draghi di uno scontro tra aperturisti e rigoristi. Un
ragionamento che il premier ha fatto in mattinata al leader della Lega,
ma che i dati forniti dai rappresentanti del Cts hanno rafforzato.
Resterà, quindi, anche dopo il 5 marzo il meccanismo delle fasce. Varrà
confermato in un decreto che il Consiglio dei ministri farà già nel fine
settimana, dando quindi tempo a cittadini e attività economiche di
organizzarsi senza sorprese dell’ultimo momento nel weekend. Il cambio
di metodo rispetto ai dpcm del giorno prima, anzi della notte prima, è
evidente.
Inoltre il Parlamento sarà immediatamente coinvolto perché riceverà subito il testo sotto forma di decreto. Mentre sul destino di Domenico Arcuri il premier continua a non pronunciarsi, condivide l’idea che i professori del Cts debbano parlare con una voce sola e possibilmente meno e con meno litigi interni. Il cambio di ruolo del Cts si è visto ieri sera: forniscono interessanti valutazioni, ma è poi la politica che decide continuando la riunione senza i virologi.
Il
decreto – previsto per il fine settimana e dopo il report dell’Istituto
Superiore di Sanità – che prolunga il meccanismo dei colori, conterrà
anche l’indicazione per una rivisitazione dei parametri. E’ una
richiesta che i presidenti di regione hanno più volte avanzato e che la
ministra per gli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini, ha portato al
tavolo dell’ultimo Consiglio dei ministri. Meno parametri diversi e più
protocolli tagliati su misura per alcuni settori che non hanno mai
riaperto, come i cinema e i teatri. A richiederlo è stato il ministro
della Cultura Dario Franceschini direttamente ai rappresentanti del Cts.
«Abbiamo rappresentato al presidente del Consiglio i dati e i numeri,
noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di
catastrofe imminente», ha raccontato Agostino Miozzo al termine della
riunione.
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