Covid, Gimbe: «Vaccinato meno del 3% degli over 80. Aumentano i contagi (+10%) per le varianti»
Le varianti
La progressiva diffusione della variante inglese sta determinando impennate di casi che richiedono un attento monitoraggio per identificare tempestivamente comuni o province dove attuare le zone rosse. «Secondo le nostre analisi – spiega Cartabellotta– l’incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente è l’indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse regioni». In particolare, nella settimana 17-23 febbraio in ben 74/107 Province (68,5%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in 41 Province (tabella 2). «Questi dati – commenta Renata Gili di Gimbe – confermano che per evitare lockdown più estesi bisogna introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine. Temporeggiare in attesa dei risultati del sequenziamento o di un consistente incremento dei nuovi casi è molto rischioso perché la situazione rischia di sfuggire di mano».
Le forniture di vaccini
In due mesi, i continui tagli (quattro gli aggiornamenti al ribasso ufficiali delle forniture) hanno quasi dimezzato le dosi previste per il primo trimestre 2021 precipitate da 28,3 a 15,7 milioni. «Non si tratta solo di ritardi di produzione e consegna da parte delle aziende ma di irrealistiche stime di
approvvigionamento del Piano vaccinale originale» commenta
Cartabellotta . Inoltre, per rispettare le scadenze del primo trimestre
2021 (al 24 febbraio ne sono state consegnate alle Regioni solo un
terzo) nelle prossime 5 settimane dovranno essere consegnate in media 2,3 milioni di dosi a settimana.
Preoccupa frenata delle somministrazioni
Preoccupa la frenata delle somministrazioni iniziata già dalla scorsa settimana imputabile a difficoltà organizzative legate all’avvio della vaccinazione di massa. «Non a caso – sottolinea Gili – è stato somministrato solo il 14% delle dosi di AstraZeneca, destinate a persone “fuori” da ospedali e Rsa come insegnanti e forze dell’ordine di età inferiore a 65 anni». Notevoli le differenze regionali: se Toscana (64%), Valle d’Aosta (41,2%), provincia di Bolzano (37,6%) e Lazio (25%) hanno somministrato almeno un quarto delle dosi consegnate da AstraZeneca, sono cinque le Regioni non hanno nemmeno iniziato e due hanno somministrato meno dell’1% delle dosi consegnate. «Di conseguenza – puntualizza Cartabellotta – dai primi posti in classifica tra i Paesi europei conquistati nella prima fase della campagna vaccinale, l’Italia ha perso numerose posizioni perché non tutte le Regioni erano pronte per la vaccinazione di massa».
Le immunità degli over 80
Al 24 febbraio oltre 1,34 milioni di persone (2,25% della popolazione) hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose. Sono marcate le differenze regionali: dal 1,58% dell’Abruzzo al 4,17% di Bolzano. «L’obiettivo della prima fase della campagna vaccinale era proteggere, oltre al personale sanitario e socio-sanitario, le persone più fragili (ospiti Rsa e over 80) – spiega Cartabellotta –. Ma oltre 655 mila dosi (17,7%) sono andate al personale non sanitario e questo stride con l’esigua copertura degli over 80: su oltre 4,4 milioni solo 380 mila (8,6%) hanno ricevuto la prima dose di vaccino e circa 127 mila (2,9%) hanno completato il ciclo vaccinale. Un’inversione di priorità, non prevista dal piano vaccinale, che sta ritardando la protezione della categoria che ha pagato il tributo più alto in termini di vite umane».
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