Gentiloni: “Ue ha sottovalutato inattendibilità Big Pharma”
Paolo Festuccia
Da una parte c’è la pandemia, dall’altra i vaccini. Nel messo dei due binari corre pericolosamente la crisi economica innescata dal Covid. Per queste ragioni il commissario europeo Paolo Gentiloni (a Radio anch’io) spiega che, «dobbiamo solo accelerare più che mettere in discussione un concetto che io ritengo debba rimanere valido e cioè un’acquisizione di vaccini comune da parte della Commissione europea, visto che si tratta di 2,6 miliardi di dosi», ma detto questo insiste, «dobbiamo esigere che le case farmaceutiche rispettino quanto avevano promesso. Forse qui c’è stata da parte della Commissione una sottovalutazione di quanto le promesse delle case farmaceutiche avrebbero potuto dimostrarsi non attendibili del tutto». E già, è il nodo dei nodi, o meglio se si preferisce il tema dei temi. Ma il Commissario europeo non esita nemmeno un istante a mettere il dito nella piaga aggiungendo, però, che sarebbe stato «terrorizzato in un contesto in cui si scatenano mercati neri e mercati paralleli, da una competizione tra i 27 Paesi europei per accaparrarsi le dosi ufficiali e non ufficiali delle varie case farmaceutiche. Un incubo. Qui abbiamo di fronte un ritardo e dobbiamo rimediare a questo ritardo». Come? Intanto, «ieri il consiglio europeo è stato unanime su questo punto». Insomma, la “ricetta” (o richiesta) Draghi pare vada nella direzione giusta: dunque, nessuna intransigenza nel rispetto degli accordi con Big Pharma ma anche “mantenere” la produzione dei vaccini all’interno dei confini europei. Insomma, qualcosa pare si sta muovendo. Ora per dirla, come l’ha rappresentata ieri il premier, Mario Draghi, «bisogna accelerare». Quindi, il passaggio sul governo e sulla fase politica italiana. «Noi non facciamo cadere governi – dice Gentiloni a Radio anch’io – né facciamo nascere governi a Bruxelles. Sicuramente il governo precedente, il cosiddetto Conte 2, è stato un governo con chiarissimo orientamento europeo in chiarissima discontinuità rispetto dal governo precedente.
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