L’asse tra Grillo e l’ex premier per depotenziare Casaleggio
Per Conte e Grillo, come per altri big del Movimento, il punto di caduta non può essere troppo distante dal campo progressista. La scelta avrebbe immediate ripercussioni nei territori, in vista delle Amministrative, ma anche a Bruxelles, dove gli europarlamentari M5S si stanno muovendo con decisione, da alcuni giorni, per entrare nella famiglia socialista europea insieme al Pd. Fino ad ora ci sono stati solo contatti informali con i colleghi Dem – che dovrebbero “accompagnarli” nel Pse –, ma la direzione è quella e per accelerare verso una richiesta formale di ingresso si aspetta solo il via libera della nuova guida M5S. Altro tema centrale per Conte è la revisione dei rapporti con il presidente dell’associazione Rousseau, Davide Casaleggio. All’ex premier non piace l’area grigia nella quale ha finora esercitato il suo potere l’imprenditore di Milano: il nome di Casaleggio resterebbe fuori dal nuovo Statuto e verrebbe legato al Movimento da un semplice contratto, con data di scadenza, per la gestione di Rousseau. Non è un caso, infatti, che Casaleggio non compaia nella lista dei partecipanti alla riunione.
L’operazione di rinnovamento del partito – nei piani dei vertici – aiuterebbe anche a frenare la diaspora dei parlamentari e a ricucire con alcuni degli espulsi, compreso Alessandro Di Battista. Le voci di nuovi addii però continuano a rimbombare in Parlamento, soprattutto intorno ai nomi dei deputati Giorgio Trizzino e Vincenzo Spadafora. Ma intorno alla riunione per rifondare il partito, il dissenso è più diffuso. «A cosa sono serviti gli stati generali, se poi la linea cambia sui giornali o a Bibbona?», chiede il deputato Francesco Berti, mentre il collega Luigi Gallo si dice ostile all’idea «dell’uomo solo al comando».
LA STAMPA
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