Siete pronti per i Rossellinis?
di Beppe Severgnini
Roberto Rossellini con il nipote Alessandro in una foto storica
Uno guarda cinque minuti e pensa: questi sono matti, oppure sono ammirevoli. «I Rossellinis» è il tentativo di raccontare una famiglia da dentro: operazione rischiosa. L’idea del docu-film parentale è di Alessandro Rossellini, figlio di Renzo e dell’afroamericana Katherine O’Brien, nipote del regista Roberto Rossellini (1906-1977), monumento del cinema italiano. Robertino, Isabella e Isotta — nati dal matrimonio con Ingrid Bergman — sono suoi zii.
Per realizzare il film, Alessandro è andato a disturbare tutti i Rossellini viventi, che l’hanno accolto con diversi gradi di entusiasmo. Anzi, si è spinto oltre: neppure i defunti ha lasciato tranquilli. In apertura Alessandro e Isabella rovistano nella cappella di famiglia, inquadrati dall’interno di un loculo: spolverano bare, provano profumi, discutono delle future collocazioni. Dissacrante? Ma no: affettuoso. E insolito, d’accordo.
Non perdete «I Rossellinis» (Prime Video. YouTube): quando capirete che fanno sul serio, arrabbiature e tutto, rimarrete ipnotizzati. La vicenda è riassunta dalla voce fuori campo di Alessandro, nella prima scena, quella dei funerali del regista di «Roma Città Aperta»: «Si chiamava Roberto Rossellini. Era mio nonno. Per il mondo era un genio. Per noi, la sua famiglia, era tutto un po’ più complicato».
Complicato è un soave understatement. Il pater familias, per cominciare, èIsabella Rossellini, l’unica in grado di mettere insieme i pezzi. Ma anche l’improbabile, irritante, tenerissimo Alessandro — un passato di droga, dichiarato — ha fatto la sua parte, andando a confessare tutti: Robertino su un’isola della Svezia, Isabella e Isotta in America, il padre a Roma. La zia Raffaella/Nur a Doha, nel Qatar, su una gondola in un centro commerciale.
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