Stop alle lezioni nelle zone a rischio, arriva la nuova stretta sulla scuola

È un cambio di passo rispetto a quello che il Cts ha sempre sostenuto sui contagi nelle scuole ma il diffondersi delle varianti con la loro velocità di contagio anche nelle fasce di età più giovani sta creando nuovi scenari da affrontare. È la direzione verso cui si stanno dirigendo già alcune regioni. La Campania è zona arancione ma da domani il presidente Vincenzo De Luca ha ordinato la chiusura di tutte le scuole. In Basilicata da domani si passa in zona rossa e il presidente Vito Bardi spiega di star «valutando la possibilità a titolo prudenziale di chiudere le scuole di ogni ordine e grado, oltre a quelle già previste per le regioni in zona rossa». Anche Stefano Bonaccini è pronto alla linea dura in Emilia-Romagna. In caso di aumento dei contagi «come ho firmato giovedì l’ordinanza nella città metropolitana di Bologna, sono pronti a fare lo stesso anche in altri territori».

C’è, infatti un legame diretto fra l’aumento dei ricoveri per Covid-19 nelle unità di terapia intensiva e la riapertura delle scuole: «L’analisi delle curve del numero dei ricoverati nei reparti di terapia intensiva in Italia indica che il ritorno all’attività didattica in presenza dopo le vacanze di Natale sta veicolando l’attuale aumento della diffusione dell’epidemia in Italia», rileva il matematico Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le applicazioni del Calcolo Mauro Picone del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). «Allo scopo di limitare la diffusione dell’epidemia nel nostro Paese – spiega il matematico – penso che sia importante interrompere quanto prima l’attività didattica in presenza in tutte le scuole, indipendentemente dalla fascia d’età, e nelle università».

Altre lezioni a distanza, quindi, altre verifiche che non potranno essere effettuate, interrogazioni svolte con difficoltà. «È inutile nascondersi che far stare i ragazzi a distanza potrebbe essere limitativo – ammette il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli – mi sembra però problematico un prolungamento delle lezioni a giugno per recuperare. Sarebbe preferibile procedere a una rilevazione scientifica delle carenze e a un piano per sanarle. Bisogna mettere da parte i pregiudizi sugli Invalsi e pensare a una rilevazione straordinaria per avere gli elementi necessari per realizzare il piano di recupero».

Del tutto contraria Francesca Morpurgo del movimento Priorità alla scuola: «Ancora una volta – dice – si pensa di chiudere la scuola confermando il fatto che non viene ritenuta essenziale. Abbiamo una riunione per decidere le iniziative di protesta. Di sicuro ci faremo sentire».

LA STAMPA

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