Covid, contagi in classe a Roma: un caso su 5 tenuto “nascosto” dai genitori
Alunni positivi non segnalati dalle famiglie: scatta l’allerta nelle scuole già in allarme per i contagi da variante. Dopo la scuola Chizzolini del Villaggio Prenestino nel quartiere Lunghezza, periferia est di Roma, chiusa per 14 giorni dopo che una maestra e uno studente erano risultati positivi alla mutazione inglese. Con effetto domino, i cancelli sono stati sbarrati anche alla media Sinopoli del quartiere Africano, in questo caso per un contagiato dalla brasiliana.
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Dunque l’attenzione su assenze e sintomi sospetti è altissima. Ma i conti nel registro delle assenze dei professori non torna. Difficile dunque “mappare” la situazione dei contagi negli istituti romani: secondo gli ultimi report, almeno 1 positivo su 5 sfugge al controllo.
LA COMUNICAZIONE
A
partire dal liceo Torquato Tasso. L’istituto dallo scorso gennaio non
ha avuto casi Covid ma ha mandato classi in isolamento cautelare in
seguito a influenze sospette, poi risultate negative al tampone.
Tuttavia, il liceo ginnasio di via Sicilia, ha segnalato un aumento di
“lavoro” dovuto al monitoraggio giornaliero delle assenze. Rilevando
che: «Non sempre i genitori comunicano i casi sospetti all’addetto Covid
per ragioni inspiegabili, ostacolando la messa in quarantena
precauzionale dell’intera classe» come spiegato dalla scuola.
La
segnalazione era arrivata mercoledì scorso, dopo che era stato accertato
un “contatto” tra la scuola media Sinopoli (appena chiusa per un alunno
positivo alla mutazione brasiliana) e alcuni studenti del liceo.
Un
caso analogo si era però registrato al Villaggio Prenestino: l’istituto
comprensivo era stato chiuso il 29 gennaio per una maestra e un bambino
positivi.
Mentre le classi erano state sospese, i sanitari delle
Asl procedevano con lo screening di massa individuando poi la variante
inglese. Eppure la preside Angela Giuseppina Ubrìaco, non era stata
informata per vie ufficiali dell’individuazione del nuovo ceppo: «Non so
nulla sui positivi alle varianti» aveva detto il pomeriggio del 10
febbraio.
Un “cortocircuito” che rischia di aumentare così la diffusione del virus.
LA PROCEDURA
«La questione è molto delicata- aggiunge Rusconi- non c’è nessun obbligo di legge sull’informazione, questo lo dobbiamo chiarire, ma di responsabilità. Non possiamo costringere i genitori a dare informazioni in merito. Ma rinnoviamo l’invito, soprattutto ora che sono iniziate le vaccinazioni per i docenti e il personale scolastico. Proprio mentre sono emersi diversi casi di mutazione inglese e brasiliana.
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