La variante inglese contagia i bimbi. Il pediatra: “Colpisce il 40% in più”

di ALESSANDRO MALPELO

Professor Villani, perché l’infanzia e l’adolescenza sono così bersagliate adesso dalla catena dei contagi?

“I bambini in particolare sono più coinvolti – risponde Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) – perché la variante inglese del virus Sars-Cov-2 ha la capacità di diffondersi maggiormente rispetto al virus originario, nella misura del 30-40% in più nella fascia di età da zero a 18 anni”.

Si rischia così la moltiplicazione dei focolai. Come si spiega questo effetto leva?

“Se prima una persona ne infettava in media altre 2, ora ne infetta 3, che al passaggio successivo diventeranno 27, e così via, con incremento esponenziale”.

I contagi in età pediatrica ridanno fiato alla pandemia da Covid-19. I piccoli ora rischiano di più rispetto a prima?

“I bambini fortunatamente hanno forme lievi e non ci sono prove di un incremento della letalità. Per quanto dolorosi, i decessi si contano sulle dita delle mani. I giovanissimi mostrano tuttora una spiccata capacità di resistere alla malattia grave, superiore rispetto alle persone di età avanzata”.

Lei fa parte del Cts, comitato tecnico scientifico, che indica le misure di igiene e profilassi. Le scuole, anche le primarie, restano un luogo sicuro?

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