Vaccino Covid, le tappe del piano vaccini: per chi riceve AstraZeneca la monodose è già una realtà
di Marco Galluzzo e Lorenzo Salvia
La campagna di vaccinazione
Se anche si dovesse passare al meccanismo della dose unica, resterà ancora valido il sistema delle precedenze previsto dall’attuale piano vaccinale. Prima i più anziani e i più fragili, quindi. E poi a scalare verso i più giovani in base alle fasce d’età. Naturalmente lasciando andare a esaurimento le vaccinazioni «di settore» già avviate, come quelle degli insegnanti, dei militari e dei poliziotti e degli altri servizi pubblici essenziali. Anche perché per loro si usa AstraZeneca, che non può essere utilizzato per le persone che hanno più di 65 anni.
La dose unica
La decisione vera e propria sull’eventuale passaggio al sistema della somministrazione unica non è stata ancora presa. La scelta è stata già fatta solo per le persone che il Covid lo hanno già avuto e sono guarite. Hanno gli anticorpi e una sola iniezione viene considerata sufficiente per proteggerli in modo adeguato. Per tutti gli altri la valutazione è in corso. E sembra esserci un vero e proprio scontro tra favorevoli e contrari, a livello scientifico prima ancora che politico. Difficile che si scelga questa strada per medici e infermieri, anche considerando il fatto che buona parte di loro ha già ricevuto la seconda dose e quindi il problema non si pone. Difficile anche per le persone con più di 80 anni, visto che sono le più fragili e anche quelle colpite più duramente dal Covid: l’età media dei morti è 81 anni. Anche qui, seppure con velocità molto diverse fra le Regioni, la campagna è già partita e sarebbe complicato cambiare le regole in corsa. Per tutti gli altri, però, la questione si pone. Anche se non proprio nell’immediato.
Per AstraZeneca la monodose è una soluzione di fatto
Con l’eccezione degli over 80 e dei medici, la nostra macchina vaccinale sta già avanzando di fatto in regime di monodose. Per AstraZeneca, il vaccino riservato a insegnanti e militari, il richiamo ideale è previsto nel corso della dodicesima settimana. Nei fatti spesso si arriva anche più in là. Le prime immunizzazioni sono state fatte a inizio febbraio, quindi i primi richiami arriveranno tra due mesi. C’è tempo per decidere cosa fare. In ogni caso qui la dose unica sarebbe in linea di massima meno azzardata rispetto a Pfizer o Moderna, per medici e anziani. Da inizio aprile arriverà poi il quarto vaccino della Johnson & Johnson, prodotto dalla Jansen che è in tutto e per tutto un monodose. Inizialmente si era pensato di usarlo per i casi socialmente difficili, come i senza fissa dimora, per i quali già il primo appuntamento è un’incognita, figuriamoci il secondo. Ma potrebbe essere usato a tappeto, aprendo la strada alla strategia della monodose.
Un problema superato?
C’è però un’altra questione da tener presente. A partire da aprile il numero delle dosi a disposizione non dovrebbe esser più un problema. Tra aprile e giugno ne dovrebbero arrivare 64 milioni, di cui 9 milioni del monodose Jansen. Un «arsenale» sufficiente per immunizzare, chi con dose unica chi con doppia, 36 milioni di persone. Poco meno dei 42 milioni necessari per raggiungere l’immunità di gregge. Certo, ci potrebbero essere nuovi tagli alle forniture, visto che finora ci sono sempre stati. Ma in caso diverso il problema non sarebbe più avere le fiale a sufficienza, e nemmeno decidere se fare una dose oppure due. Ma procedere velocemente con le somministrazioni.
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