Mef, 15 giorni per cambiare il Recovery: in bilico i 5 miliardi destinati al cashback

PAOLO BARONI

ROMA. Al Mef hanno 15 giorni di tempo per rimettere mano al Recovery plan: entro il 30 marzo infatti il Parlamento intende formalizzare i propri pareri e dunque per metà mese il governo dovrà aver già completato l’intero restyling del piano in modo da evitare altri ritardi. Per questo il ministro dell’Economia Daniele Franco, a cui Draghi ha affidato la regia dell’intera operazione, appena insediato ha subito avviato i contatti coi vari ministeri interessati e fissato un serrato calendario di lavoro, e quindi ha affidato ad un dirigente della Ragioneria la guida della nuova unità di missione. Si tratta di Carmine Di Nuzzo, grande esperto di sistemi informativi e di regole finanziarie europee, che vanta con Franco un rapporto consolidato: a lui fa capo il lavoro di coordinamento e di raccordo coi ministeri, la gestione e tutta l’attività di rendicontazione del Piano.

Le nuove priorità

Il cantiere, insomma, è avviato. In base alle indicazioni date dal premier nel suo discorso programmatico il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dovrà essere rafforzato soprattutto in due aspetti: dovranno essere individuati in maniera molto chiara gli obiettivi strategici e quindi andrà potenziato il capitolo delle riforme (Pa, fisco, giustizia, ecc.) che necessariamente dovranno accompagnare il Piano indicando meglio i loro effetti, come del resto ci chiede anche Bruxelles. In parallelo il Recovery plan verrà in qualche modo «ripulito»: via i tanti microprogetti ancora presenti, nonostante l’ultima scrematura fatta dai tecnici del Mef in occasione del varo della versione finale messa a punto dal Conte 2, e via tutte le misure che non rispondono alla lettera ai parametri europei, come ad esempio il Cash back.

La struttura del ministero a cui Draghi ha affidato la regia del piano è robusta, ma il lavoro da fare è comunque tanto. Andranno infatti selezionati e messi meglio a fuoco i vari progetti, e bisognerà verificare che siano finanziati per intero e non nascondano il rischio di produrre altro debito, dovranno poi essere fissati e ben cadenzati nel tempo gli obiettivi che si intende perseguire, ed andranno dettagliati i cronoprogrammi. E poi ci sarà da tener presenti le istanze del Parlamento oltre a fare i conti con le richieste non sempre coerenti dei partiti di maggioranza.

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