Variante inglese, Galli: «Infetta di più Il metro e mezzo forse non basta»

No forme gravi nei bambini

I bambini vengono infettati di più dalla variante inglese, ma esattamente come tutte le altre fasce di età (la variante non colpisce quindi in modo particolare i piccoli). Inoltre un gruppo di esperti del King’s College Hospital di Londra, in un intervento pubblicato su The Lancet Child and Adolescent Health, sottolinea: «Non abbiamo trovato prove di malattie più gravi nei bambini e nei giovani durante la seconda ondata». I dati raccolti, che risultano in linea con quelli nazionali, suggeriscono che l’infezione con la variante B.1.1.7 «non si traduce in un decorso clinico sensibilmente diverso» rispetto a quello causato dal ceppo originario. Sviluppare Covid con forme respiratorie acute gravi, scrivono gli esperti, «rimane un evento raro nei bambini e nei giovani».

La sfida dei vaccini

In questo scenario la sfida per le case farmaceutiche è attrezzarsi velocemente contro le varianti di Sars-CoV-2. L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha emanato linee guida per velocizzare l’iter dei “nuovi” vaccini. Rispetto alla variante inglese, al momento la più diffusa, i vaccini in uso sembrano efficaci. Maggiori timori si hanno invece per le varianti brasiliana e sudafricana. Un primo risultato in tal senso arriva dall’americana Moderna, che ha annunciato di aver consegnato dosi di un candidato vaccino specifico contro la variante sudafricana ai National Institutes of Health statunitensi: presto sarà avviato lo studio clinico. Pfizer e BioNTech valutano se aggiungere una terza dose e stanno studiando una nuova versione del vaccino contro la variante sudafricana. Anche AstraZeneca ha avviato ricerche per la produzione di un vaccino tarato in modo più specifico sulle varianti, che dovrebbe essere pronto in autunno.

CORRIERE.IT

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