Il premier smantella il metodo Conte: cabina di regia a due sul piano vaccini
ALESSANDRO BARBERA, ILARIO LOMBARDO
ROMA. Non ci sarà più un coordinatore unico a gestire l’ultima fase dell’emergenza Covid. Congedato Domenico Arcuri, il generale Francesco Paolo Figliuolo gli succede come commissario straordinario, ma senza i poteri illimitati concessi per mesi al manager calabrese voluto da Giuseppe Conte.
In una settimana il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ribaltato la strategia del predecessore. Esattamente un anno fa, insoddisfatto dalla scarsa incisività del capo della Protezione civile Angelo Borrelli di fronte allo tsunami del virus, Conte mise in un angolo la struttura del dipartimento della Presidenza del Consiglio affidando forniture e distribuzione di mascherine e dispositivi medici all’amministratore delegato di Invitalia. Le deroghe alle gare d’appalto imposte dall’emergenza hanno aumentato a dismisura i poteri di Arcuri. Poteri la cui forza discendeva da quella di Conte, venuti meno con la crisi e la caduta della maggioranza che sosteneva l’allora premier. Ora Draghi ha deciso di cambiare.
Non ci sarà più un uomo solo al comando, ma una regia a due teste. La Protezione civile esce dal cono d’ombra. La scelta di Figliuolo non sarebbe pienamente comprensibile se non associata alla decisione che l’ha preceduta, ovvero la sostituzione di Borrelli con Fabrizio Curcio. Il dettaglio non è secondario: a sponsorizzare Curcio è stato Franco Gabrielli, ex capo della Polizia, ex superiore di Curcio alla Protezione civile e ora scelto da Draghi come delegato ai Servizi segreti. Come fa notare una fonte di governo, ridare peso al dipartimento della presidenza del Consiglio significa portare il vertice della gestione dell’emergenza a Palazzo Chigi. Protezione civile ed Esercito lavoreranno a stretto contatto, a partire dal nuovo piano vaccinale da definire assieme. Draghi sarà costantemente investito in prima persona sui progressi dell’immunizzazione.
Tre giorni fa il premier ha chiesto al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di fornirgli un nome adatto a ricoprire il ruolo di commissario. «Figliuolo è la persona giusta», è stata la risposta. Diverse fonti confermano un’accelerazione della decisione nelle ultime ore. All’inizio sembrava più probabile un ridimensionamento del ruolo di Arcuri, poi Draghi, già molto scettico sul suo operato, ha appreso preoccupato le rivelazioni in arrivo dalle inchieste sui raggiri delle mascherine. Vero è che il commissario non è indagato, ma a Palazzo è iniziata a circolare una domanda imbarazzante: come avrebbe potuto continuare a lavorare serenamente in caso di avviso di garanzia? Il resto l’ha fatto l’ossessione di Draghi per una comunicazione fondata sui fatti, che mal si conciliava con il protagonismo mediatico di Arcuri.
I poteri sul nuovo piano vaccinale verranno definiti da un decreto di nomina del nuovo commissario. Ma come è nello stile di Draghi non bisogna aspettarsi un progetto rivoluzionario. Il generale responsabile della logistica delle Forze Armate continuerà a fare il lavoro che faceva prima, ovvero gestire attraverso il Comando interforze la distribuzione dei vaccini in tutto il Paese dall’aeroporto di Pratica di Mare, dove le dosi arrivano normalmente dai siti di produzione, e con l’eccezione di Pfizer, che consegna in autonomia. Le Forze Armate gestiscono già alcune aree vaccinali nelle quali è impegnato anche il suo personale medico. Ma se prima prendevano ordini dal capo di Invitalia, ora a farlo sarà direttamente la sua direzione logistica. La novità è invece il coinvolgimento nel piano vaccinale della Protezione civile. Mancano ancora i dettagli del decreto, ma lo schema è deciso.
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