Sotterrato lo stile “Casalino”, ora Draghi punta a riformare il Cts

Daniele Dell’Orco

Al governo Draghi si chiedeva un segnale di discontinuità rispetto all’esecutivo precedente, e la discontinuità è arrivata.

Con la rimozione di Domenico Arcuri come Commissario straordinario e di Angelo Borrelli alla guida della Protezione Civile, il nuovo premier ha voluto dare un segnale certamente politico, ma soprattutto comunicativo, anticipando quanto verrà richiesto anche ai membri del Comitato tecnico scientifico. Con loro, infatti, viene pensionato il “sistema Casalino”, ossia quel modus operandi fatto di sensazionalismo, spettacolarizzazione, retorica in caso di necessità e allarmismo al bisogno.
Borrelli e Arcuri sono due volti per certi versi antitetici ma complementari nello schema narrativo che veniva costruito intorno alla figura dell'”arbitro” Giuseppe Conte.

All’ex capo della Protezione Civile, già vice di quel Franco Gabrielli neo-sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, si rimproverano le gaffe come quella “no mask” della scorsa primavera e il tono negativo dei bollettini quotidiani.
Al manager di Invitalia, al contrario, la leggerezza con cui ha gestito praticamente tutte le emergenze legate alla pandemia. Dalla scarsità di dispositivi di protezione, al prezzo calmierato delle mascherine chirurgiche a 50 centesimi, passando per l’acquisto tardivo o manchevole di respiratori, reagenti, tamponi, camici e qualsiasi altro strumento essenziale per la gestione dell’emergenza sanitaria. Come dimenticare poi il flop dell’app Immuni, spacciata per panacea contro tutti i mali del tracciamento, o quello dei banchi con le rotelle per le scuole che avrebbero dovuto costituire il jolly della didattica in presenza ma sono serviti solo a sperperare milioni di euro mentre bambini e ragazzi (in zona rossa, ma spesso anche in zona arancione) sono ancora costretti a seguire le lezioni dal pc. Il tutto condito dai clamorosi ritardi nell’attuazione del piano vaccinale diventato celebre però grazie al progetto ideato da Arcuri degli hub con le Primule, fortunatamente bocciato da Draghi già nel discorso programmatico in Parlamento.

Certo, il super-manager, pur protetto da uno scudo penale e contabile abbastanza solido messo in piedi ad hoc dal Governo Conte, dovrà fronteggiare nei prossimi mesi le richieste di chiarimento sui ritardi nell’approvvigionamento di mascherine, sugli acquisti a prezzi più che svantaggiosi e sugli approfondimenti della Corte dei Conti, quindi il suo pensionamento si colloca in prospettiva anche in una certa volontà di salvaguardare l’immagine del governo Draghi. Ma le singole iniziative e il loro modello applicativo e comunicativo rappresentano tutto l’opposto della sobrietà imposta dall’ex Presidente della BCE.

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