Patrizio Bianchi: “La variante ci ha costretti a chiudere, la Dad resterà anche dopo il Covid”
flavia amabile
ROMA. A due settimane dall’insediamento, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sta affrontando le prime critiche da parte di genitori e studenti che vedono chiudersi di nuovo le scuole e hanno la sensazione che a un anno dall’inizio della pandemia troppo poco sia cambiato. A tutti risponde spiegando che il quadro presentato dagli esperti del Cts non lasciava margini di manovra e che, comunque, la scuola del passato non ci sarà più.
Che missione le ha affidato il premier Draghi quando l’ha chiamata?
«Conosco il presidente Draghi da molti anni. Mi ha chiesto di riportare la scuola al centro dello sviluppo del Paese, di guardare alla scuola che verrà, oltre l’emergenza. Il punto cruciale del nostro Recovery Plan per l’Istruzione sarà la lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa. Ci sarà un grande piano. La pandemia ha esasperato una situazione che era presente anche prima, ora abbiamo l’occasione per intervenire». Questo è il futuro. Nel presente i ragazzi vogliono andare a scuola. Invece dalla settimana prossima molti di loro saranno a casa.
«Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica. La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente: colpisce anche i ragazzi e non solo quelli tra i 10 e i 19 anni, ma anche più piccoli. Abbiamo chiesto un parametro chiaro. Il Cts ce lo ha dato: 250 casi ogni 100 mila abitanti. Abbiamo fatto delle scelte. La scuola sarà a distanza in situazioni eccezionali e comunque nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all’andamento dell’epidemia. Dobbiamo tutelare la salute pubblica, in particolare quella dei nostri bambini, e preservare la piena funzionalità del sistema sanitario». Covid-19: ecco come si diffonde il virus in un’aula scolastica
Le scuole chiuse e l’asporto di alcol possibile dopo le 18, accusa il presidente dell’Anci Antonio Decaro.
«Scuole chiuse è un termine sbagliato. Si farà didattica a distanza nelle zone rosse o in quelle con situazioni epidemiologiche che richiedono maggiori restrizioni. Ma la scuola ha sempre lavorato e continuerà a farlo. Abbiamo parlato con Decaro e con gli enti locali. È chiaro che serve responsabilità da parte di tutti in questo momento».
Non è una beffa essere l’autore del documento che la scorsa estate sottolineava la necessità di tornare a svolgere attività in presenza a settembre e trovarsi in un governo che nelle zone rosse per la prima volta riporta dentro casa i bambini?
«Non ci sono beffe o contraddizioni. Siamo davanti a un oggettivo cambiamento delle condizioni. In estate nessuno immaginava che saremmo stati soggetti a una trasformazione del virus di questa portata. Bisogna tener conto della realtà, prendere atto che le varianti vanno combattute. Non ci sono dissennati da una parte e difensori dei bambini dall’altra. Speriamo di uscirne quanto prima e speriamo che sia l’ultima battaglia». Covid, l’epidemiologo Ciccozzi: “Facciamo chiarezza sulle varianti: sono davvero più letali e il vaccino funziona?”
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