Delrio sferza il Pd: vince solo se è riformista

di DAVIDE NITROSI

Il Pd è un partito riformista e a vocazione maggioritaria e deve diventare il primo partito puntando almeno al 25%”.

Delrio l’ultimo veltroniano?

“Sono orgoglioso di essere stato prodiano e veltroniano – dice il presidente dei deputati Pd –. Non dobbiamo sfidarci a vicenda e contarci, ma fare proposte forti per il Paese”.

Eppure qualcuno vuole un partito diverso. Un nuovo soggetto di sinistra? Che cosa?

“Il Pd è la casa di tante sensibilità, dei riformismi più antichi che insieme hanno scritto la Costituzione. Uniti siamo tutto, divisi siamo nulla”.

Riformisti. Orlando sembra che li voglia cacciare quando parla di rigurgiti centristi…

“Non credo voglia cacciare nessuno. Sarebbe un grave errore pensare che nel partito le diversità diventino un problema. Ed è un errore già commesso da diversi. La nostra forza è avere messo insieme le differenze e averne fatto una ricchezza. Chi pensa che la cultura di provenienza sia un fastidio, non rende un buon servizio al Pd che ambisce a divenire partito guida del Paese”.

E va su questa strada?

“Senza la scelta del Pd dell’agosto 2019, con l’accordo con i 5 Stelle, sarebbe stata un’altra storia. Non saremmo stati protagonisti in Europa e risvegliato l’Europa. Recovery plan, gli aiuti Bce, il fondo Sure”.

Il periodo del Conte 2 che avete difeso fino all’ultimo….

“Non volevamo creare instabilità al Paese in un momento di crisi…”.

Per poi appoggiare Draghi.

“Una persona di eccezionale qualità, la cui agenda si identifica completamente con il nostro programma e con l’idea di un Europa ancora più forte”.

Qual è stato il ruolo del Pd in questo passaggio?

“Quello di un partito pilastro insostituibile di questo governo e del governo precedente”.

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