Statali, tasse piene sulla liquidazione: stop agli sgravi fiscali
di Andrea Bassi
Sulla “buonuscita” dei dipendenti pubblici si apre un nuovo caso. Dopo la fuga delle banche dall’anticipo fino a 45 mila euro del Tfs – il trattamento di fine servizio – stavolta la “brutta sorpresa” è arrivata dall’Inps e riguarda gli sgravi fiscali introdotti nel 2019 proprio sulla liquidazione dei pubblici dipendenti. Per capire cosa sia successo bisogna però fare un passo indietro. Il trattamento di fine servizio agli statali, viene liquidato da 2 a 5 anni dopo che il lavoratore è andato in pensione.
Questo ritardo nell’erogazione della liquidazione, a differenza di quanto avviene nel privato, è una norma che fu introdotta durante la crisi dello spread per “salvare” i conti pubblici. Passata però la crisi, la norma è rimasta. Il primo governo Conte, quello retto dall’alleanza tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord, aveva provato a mettere una toppa a questa situazione introducendo la possibilità per i lavoratori pubblici di poter chiedere un anticipo fino a 45 mila euro del proprio Tfs alle banche, pagando un tasso di interesse calmierato. La storia di questo anticipo bancario è stata molto travagliata. Ci sono voluti quasi due anni a rendere operativa questa norma, e solo da un paio di mesi la procedura per ottenere i 45 mila euro è stata definitivamente sbloccata. Solo che, l’accordo tra governo e l’associazione bancaria per finanziare gli anticipi del Tfs, è stato sottoscritto da sole quattro banche. Tutte di piccole dimensioni.
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