Israele: “Siamo fuori dalla pandemia”

Passaporto verde
Ieri in Israele per la prima volta sono scesi notevolemente i numeri dei ricoverati gravi, arrivati a 700. A gennaio, il mese più difficile soprattutto a causa della diffusione della variante inglese, c’erano stati oltre 1200 casi gravi e 1000 morti. Da domenica riapriranno bar, ristoranti, luoghi di aggregazione a tutti coloro che hanno il “passaporto verde”. Il documento, non è disponibile ancora per gli stranieri residenti in Israele e non lo sarà sia per coloro che non vogliono vaccinarsi, sia per i ragazzi minori di 16 anni, a cui è preclusa la vaccinazione. Quindi, sal momento che questi non possono vaccinarsi, non potranno entrare nei ristoranti al chiuso anche se accompagnati dai genitori vaccinati. Intanto avanza in Parlamento la legge per il monitoraggio elettronico di coloro che tornano in Israele, dal momento che da domenica sarà permesso ad almeno 3000 israeliani di tornare: chi non vorrà fare quarantena in alberghi selezionati ma a casa, dovrà portare un braccialetto elettronico. «In quattro-cinque settimane finiremo di vaccinare tutti gli ultra cinquantenni, in otto avremo vaccinato tutti i cittadini sopra i 16 anni, salvo chi rifiuta il vaccino in ogni circostanza», puntualizza il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu a margine di una visita ad una palestra di Gerusalemme assieme ai colleghi austriaco e danese.  Covid, la virologa Capua: “Questo grafico mostra come il virus si comporta se la popolazione è vaccinata e come se non lo è”

Copertura record
Israele è il primo paese al mondo nel rapporto fra vaccinati e popolazione. I dati diffusi dalle autorità sanitarie mostrano l’altissima copertura vaccinale in questo paese di nove milioni di abitanti,Israele, Austria e Danimarca intendono istituire un fondo comune per la ricerca e lo sviluppo dei vaccini, e iniziare la produzione comune dei vaccini contro il coronavirus.  Si chiede il governatore lombardo. Attilio Fontana: «Chi ha sbagliato nell’acquisto dei vaccini? Non lo so. Forse l’Europa. Ma non conosco i contratti. O forse il nostro governo. Israele e Inghilterra li hanno avuti a sufficienza. Perché noi no?».

Ragioni scientifiche
«Il vaccino se ne è documentata l’efficacia e la sicurezza credo debba essere utilizzato da qualsiasi parte provenga. Di fronte ad una carenza di vaccini è necessario guardare oltre», sostiene l’infettivologo Roberto Cauda, dicendosi d’accordo con quanto sostenuto dal professor Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, secondo cui bisognerebbe «superare la logica della geopolitica». «Il vaccino russo, a quanto pubblicato dalla rivista scientifica Lancet, sarebbe efficace oltre al 90% e anche quello cinese che viene utilizzato in larga parte nei paesi arabi – continua il professor Cauda – Credo che a parità di efficacia, controllo, sicurezza da qualsiasi parte arrivi il vaccino dovrebbe essere utilizzato. Se i dati sono pubblicati, se ci sono le documentazioni e gli organi preposti come Aifa o Ema ne certificano la sicurezza allora è necessario guardare oltre e utilizzare anche altri vaccini». E aggiunge l’infettivologo: «Questa è una malattia globale, ha colpito in tutto il mondo oltre 100 milioni di persone, ci sono milioni di morti ed è quindi necessario fare presto. Contenere l’infezione attraverso mascherine, gel e comportamenti individuali nel rispetto delle regole contro i contagi non basta. Chiusure e aperture non bastano: per fermare il virus bisogna vaccinare, come lo scorso anno fu importante il lockdown ora è importante la campagna vaccinale e bisogna fare presto».

LA STAMPA

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