“Ci ha fregati, ora si farà acclamare”, Renziani sospettosi e Bonaccini tace
Carlo Bertini
ROMA. Un solo grande silenzio, in mezzo ad una pletora di appelli, riconoscimenti, struggenti mozioni d’affetto: quello di Stefano Bonaccini, governatore emiliano e candidato più forte nella sfida alla leadership del segretario uscente. Il solo a non chiedere a Zingaretti di restare al suo posto, l’unico a distinguersi dai vari Franceschini, Boccia, Delrio, Orlando, Zanda e Ricci a nome dei sindaci. Secondo flash di giornata: Roberto Gualtieri fa sapere ai dem romani, che vanno a pregarlo di candidarsi sindaco, che ci sta pensando e tra qualche giorno scioglierà la riserva. Che cosa c’entra tutto ciò con le dimissioni di Zingaretti? Molto, tutto si tiene.
L’accusa: vuole fare il sindaco
Ma prima bisogna passare in rassegna i veleni che scorrono copiosi tra i dem un minuto dopo l’annuncio: «Lo ha fatto per candidarsi lui sindaco di Roma, e ciò darebbe un senso all’assurdo ingresso dei grillini nel Lazio», sospetta Matteo Orfini, il solo a fare opposizione nel Pd. Non si candida a niente, resta governatore, reagisce lo staff. E ancora: ora Andrea Orlando si farà eleggere reggente del partito e poi si candiderà lui, prevede un ex renziano. Non può, fa già il ministro, gli ribattono altri, preannunciando una possibile polemica. E ancora: Zingaretti ha avuto un crollo di nervi, nessuno sapeva di questa mossa, dicono alcuni. Sbagliato, i più vicini lo sapevano dall’altro ieri. Ed ecco che questo fatto si collega ai sospetti dei renziani di una mossa studiata: l’appello a ripensarci di tutti i big, da Franceschini a Orlando, a Bettini, la notizia di una chiamata alle armi dei militanti a favore del segretario (e infatti parte una petizione del pd Lazio con 500 firme raccolte in un’ora); il fatto che in Assemblea nazionale Zingaretti abbia una maggioranza schiacciante. Tutto fa pensare al peggio.
“Così ci tappa la bocca”
Infatti, il quadro che fanno i «nemici» del segretario è secco. «Mi pare una mossa per eludere una discussione sul fallimento della sua linea politica», sentenzia Orfini. Il mood di quelli che invece vorrebbero sul trono Stefano Bonaccini, è quello di chi sa che non otterrà neanche la vicesegreteria del partito. «Con una mossa alla Renzi, ci tappa la bocca», si sfogano gli ex renziani. Quelli che rientrano a vario titolo nella corrente di Lorenzo Guerini sono furiosi, perché sono sicuri che Zingaretti punti a farsi rieleggere a furor di popolo dall’assemblea nazionale (qualcuno dice addirittura per acclamazione e senza un voto), per poi strozzare il dissenso fino alle elezioni di Roma.
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