Roberto Speranza: «L’impatto delle varianti chiede misure rigorose. Dalla crisi nasca un nuovo partito»
Pentito della scissione con D’Alema e Bersani?
«Assolutamente no, le ragioni di fondo restano valide ma siamo in un’altra fase, è ora di mettersi tutti in discussione per costruire una nuova grande forza politica che interpreti la domanda di cambiamento delle generazioni più giovani, penso anche alle Sardine. Le soggettività del campo democratico sono deboli, ma per paradosso i nostri asset fondamentali, come l’universalità delle cure o il vaccino bene pubblico, non sono mai stati più attuali».
Draghi giova alla destra e sgretola la sinistra?
«Il campo democratico è più frammentato e in difficoltà, la sfida è trasformare questa crisi in una opportunità».
Bonaccini che dialoga con Salvini sul vaccino Sputnik è il leader giusto per il Pd?
«È
un’illusione pensare che i problemi grandi che abbiamo di fronte siano
risolvibili cambiando un nome. Io pongo il tema di un superamento delle
forze che ci sono oggi, lo stesso tema che credo abbia posto
Zingaretti».
Che fine farà l’alleanza tra Pd, M5S e e Leu?
«Credo
molto in questa alleanza e guardo con grande attenzione al processo nel
Movimento. Spero che anche il ruolo di Conte, con cui conservo un
rapporto vero e costante, possa rendere più robusta questa prospettiva».
Teme la «golden share» di Salvini sul governo?
«Le
scelte in politica sanitaria dimostrano il contrario, perché mettono al
centro la tutela della salute. Avere la golden share non significa
comunicare tre volte al giorno, contano gli atti».
Lei vede una continuità tra Conte e
Draghi sulla linea del rigore, ma le scuole chiuse e i ristoranti aperti
non dimostrano il primato dell’economia sulla salute?
«No, la
priorità resta il diritto alla salute. Ogni scelta di didattica a
distanza comporta sofferenza, ma c’è una recrudescenza significativa del
virus, la variante inglese è molto più rapida soprattutto nelle
generazioni più giovani».
Perché allora non ascolta Veltroni, che suggerisce di vaccinare i ragazzi?
«Le scelte etiche sono sempre rispettabili, ma 6 decessi su 10 riguardano persone con più di 80 anni, vaccinarle significa salvare loro la vita. È la cosa più nobile che c’è».
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