Famiglia, lavoro, società: ripensare il ruolo delle donne
di Christine Lagarde, Presidente della Bce |
Con il dilagare della pandemia di COVID-19 il mondo intero ha dovuto affrontare un anno di sacrifici. Troppi hanno perso la vita, o i propri cari. Altri hanno dovuto lottare duramente per sopravvivere, a livello fisico, emotivo e finanziario. L’anno appena trascorso ha reso evidente che l’impatto sociale ed economico della pandemia sulla vita delle donne è particolarmente pesante. Un numero sproporzionato di donne lavora nei settori più colpiti dalla pandemia. Svolgono, con maggiori probabilità, attività informali non tutelate dai programmi di sostegno pubblico. Molte hanno dovuto prendersi cura da sole dei familiari più giovani e anziani, mentre cercavano di tenere testa agli impegni lavorativi.
È preoccupante che queste circostanze rischino di annullare i progressi conquistati a caro prezzo sul fronte della parità di genere. Non dobbiamo permettere che ciò accada.
Ma c’è anche speranza di cambiamento. Le crisi esistenziali sconvolgono il nostro modo di vivere quotidiano e ci spingono a rifondare alcuni dei nostri valori. La pandemia non ha soltanto alzato il velo sulle gravi carenze della nostra società, ci ha anche costretto ad agire in modo diverso. Ed è proprio qui che vedo la possibilità di un cambiamento per il meglio. Per questo oggi, Giornata internazionale della donna, invito tutti, donne e uomini, a rompere insieme gli schemi e abbracciarne di nuovi, più consoni alle necessità del presente. La famiglia, il lavoro e il nostro ruolo di guida sono compiti che richiedono molto impegno.
Il lavoro comincia in famiglia, cuore e centro della nostra vita durante il confinamento. La pandemia ha messo chiaramente in luce lo squilibrio fra uomini e donne in termini di lavoro non retribuito. Ma ci ha anche dimostrato che i nostri compagni possono farsene carico. In alcuni casi i padri, impegnati a lavorare da casa o costretti a un orario di lavoro ridotto, hanno preso in mano le redini della famiglia, mentre le madri svolgevano mansioni essenziali al di fuori delle mura domestiche.
Una simile rottura dei canoni, se durerà, potrà portare alle donne la libertà di realizzarsi altrove, sul lavoro o nella comunità. Una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro, con adeguati servizi per l’assistenza all’infanzia e un’organizzazione flessibile dell’orario di lavoro a favore di donne e uomini, permetterebbe di compiere un grande passo avanti nel colmare il divario retributivo di genere. Nell’UE le donne guadagnano in media all’ora il 14,1% in meno degli uomini. Se i compiti domestici sono ripartiti in modo più equo all’interno della famiglia, i figli crescono con un’idea dei ruoli più paritaria rispetto alle generazioni precedenti.
A questo si aggiungono gli impegni sul posto di lavoro. La pandemia ha posto in risalto il ruolo professionale imprescindibile che le donne svolgono nella società. Rappresentano i tre quarti dei circa 18 milioni di operatori sociosanitari nell’area dell’euro e contribuiscono in misura simile al mondo dell’istruzione. Entrambi i settori si sono rivelati indispensabili durante la pandemia. Ora che abbiamo visto qual è il vero valore di queste figure per la società, è importante che esso sia riconosciuto e retribuito adeguatamente.
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