Zingaretti dalla D’Urso: “Le mie dimissioni sono irrevocabili”
L’unica certezza è che serve un segretario “strutturato”: dovrà “reggere” l’evoluzione della terza ondata, relazionarsi con Mario Draghi, evitare che la Lega si prenda la golden share del governo e gestire le amministrative del prossimo autunno. Ecco perché anche nell’anima zingarettiana dei Dem c’è qualche titubanza sulla “personalità aperta e unitaria”, il padre (o la madre) nobile del campo largo del centrosinistra che si carichi la situazione sulle spalle.
La realpolitik fa pendere piuttosto la bilancia verso il rinnovo del “patto di sindacato” tra le correnti. Con un piccolo ostacolo: i relativi capi, al momento, si parlano poco e parlano meno con il segretario dimissionario. Raccontano che Dario Franceschini sia furibondo per le modalità dello strappo, Andrea Orlando irritato per l’opposizione di (una parte di) Base Riformista nei suoi confronti. Pare che neppure al Quirinale il gaudio sia sommo. Insomma, una pentola ad alta pressione con poco tempo per cuocere. “La soluzione va trovata in fretta – si preoccupa un big – Si può anche rinviare l’assemblea, ma pochi giorni non faranno la differenza mentre aumenteranno la confusione e la brutta figura che stiamo facendo”.
La soluzione, dunque. Il nome più accreditato per la “tregua” è quello di Roberta Pinotti: senatrice, ex ministro della Difesa, franceschiniana. In subordine, si parla di Piero Fassino, anche lui di Area Dem, ex segretario dei Ds e sindaco di Torino, dotato di inesauribile spirito di servizio. L’attuale capogruppo Graziano Delrio, vicino a Orlando, ha un profilo da mediatore ma ha già detto no grazie. Resta da capire se sarà un segretario “unitario” oppure no. Cioè, se alla fine Base Riformista preferirà tenersi le mani libere. E qualcuno sottolinea i risvolti politici di un elemento tecnico imposto dalla situazione: l’assemblea sarà su Zoom, il che impedirà acclamazioni e ovazioni più o meno estemporanee. Sarà bene, quindi, arrivare preparati.
L’HUFFPOST
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