Parte la corsa al dopo Zingaretti: pressing su Letta

Sulla corsa al dopo-Zingaretti non si è ancora pronunciato Andrea Orlando, vice-segretario e candidato “naturale” alla reggenza, che potrebbe nutrire legittime ambizioni alla segreteria. Infine, c’è la partita di Base Riformista, che non vuole Orlando ma neppure sarebbe disposta a chiudere un accordo sui nomi zingarettiani usciti finora. Tra i “gueriniani” qualcuno evoca – senza crederci troppo – il ritorno al timone di Walter Veltroni. L’opzione residuale è quella di di tenersi le mani libere, non partecipando alla votazione.

Prodromi di movimenti, mentre il tempo stringe. Ma contorsioni che certo non incentivano Letta a cambiare idea. L’ex premier ha abbandonato Italia e Parlamento dopo che la direzione nazionale del suo partito (di cui non ha più rinnovato la tessera) il 13 febbraio 2014 lo ha sfiduciato per mandare a Palazzo Chigi il neo-segretario Matteo Renzi. Un evento vissuto più che uno strappo come una vera “pugnalata”, ben testimoniata dal cupo scambio della campanella tra i due. E un benservito approvato a larghissima maggioranza dai Dem (136 favorevoli, 16 contrari, 2 astenuti), molti dei quali sono ancora in sella. Complicato che Letta – oggi “sereno” nella sua nuova vita di pendolare tra Parigi e Roma – ceda alla richiesta di salvare il salvabile in condizioni politiche persino più ostili. Impossibile che lo faccia senza una richiesta unitaria e in presenza anzi di dubbi, distinguo, tentennamenti.

L’HUFFPOST

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