Cartabia detta i tempi: un piano di due mesi per la nuova Giustizia

francesco grignetti

ROMA. Un mese per migliorare il piano per la giustizia del Recovery Plan, con più investimenti sugli organici, la digitalizzazione, l’infrastruttura giudiziaria. E poi un altro mese per presentare al Parlamento la nuova versione delle riforme-cardine: penale, civile, Consiglio superiore della magistratura. Forse anche una riscrittura della giustizia tributaria, ma serve un coordinamento con il ministero dell’Economia. È una marcia serrata, quella che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha presentato ieri alle forze di maggioranza.

Se la partita del Recovery si gioca in poche settimane, le riforme dovrebbero essere approvate entro l’estate, per poi licenziare subito dopo i decreti delegati. Quando si voterà il rinnovo del Csm, a settembre, il governo vorrebbe che il nuovo meccanismo di voto sia già operativo. Considerando che sulla giustizia si giocano i destini dei governi, l’ambizione è altissima. E perciò la ministra Cartabia ha usato toni solenni, citando nientemeno che due classici della tragedia greca. «Vi invito – ha detto alla folta rappresentanza parlamentare presente – ad ascoltare le ragioni l’uno dell’altro. Ricordate Antigone o le Eumenidi: quando si arriva alle forme dell’intransigenza, pur in presenza di principi giusti, si finisce in tragedia per tutti; è la “polis” stessa ad esserne distrutta».

Sul momento, pare che l’appello sia piaciuto. «Il dialogo con il Parlamento avviato dalla ministra è il segno del cambiamento che contraddistingue questo governo», si compiace il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, Forza Italia.

La Cartabia ha voluto rendere omaggio al suo predecessore Alfonso Bonafede, dicendo che ha trovato un buon lavoro sul Recovery, ma che occorrerà migliorarlo. Non c’erano finanziamenti adeguati per la digitalizzazione dei processi o anche la digitalizzazione delle attività penitenziarie (tipo le telefonate via Skype che si fanno da quando c’è il Covid), ora ci sono. Anche i ddl all’attenzione del Parlamento non vengono cestinati. «Siamo soddisfatti degli esiti di questa riunione, si riparte dal riconoscimento della grande mole di lavoro lasciata in eredità dal precedente governo e dagli stessi obiettivi», proclamano infatti i M5S delle commissioni Giustizia.

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