Un Presidente nel Paese dei furbetti
di MICHELE BRAMBILLA
La forza di una fotografia
Guardate la foto qui a fianco.
Ritrae Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, mentre aspetta – in una sala d’attesa dello Spallanzani, a Roma – di essere vaccinato contro il Covid. Accanto a lui altri suoi coetanei, opportunamente distanziati. L’ambiente è quello che è. Sedie da ospedale, cestini dei rifiuti in vista. E lì, in mezzo, il Capo dello Stato.
In fila come un comune cittadino, insieme ad altri comuni cittadini. Nessun trattamento di favore e nessuna precedenza. Il presidente Mattarella compie 80 anni in luglio e in questi giorni nella sua regione, il Lazio, stanno vaccinando quelli della sua età. Ci sarà chi dirà: questa foto è propaganda, è demagogia.
E lo dirà perché quando qualcuno si comporta in modo virtuoso dobbiamo sempre trovare il pelo nell’uovo, dobbiamo avanzare dubbi, sospetti, maldicenze. “Se l’ha fatto avrà il suo tornaconto”, diciamo sempre di chi fa del bene, perché così esorcizziamo il nostro senso di colpa per non aver fatto altrettanto; così troviamo un alibi per la nostra accidia. Parlar male degli altri ci fa meschinamente sentire migliori. Ma i fatti hanno una loro ostinazione, e i fatti dicono che il presidente della Repubblica, nonostante il proprio ruolo, ha rispettato l’attesa e la fila come un qualsiasi cittadino; e s’è fatto vaccinare dopo tante categorie ritenute più essenziali del Capo dello Stato: gli operatori della sanità, molti impiegati amministrativi, gli insegnanti, i volontari eccetera.
Altri Grandi hanno fatto sapere, “per dare l’esempio”, di essere stati vaccinati, ma delle loro vaccinazioni non abbiamo immagini: forse sono state fatte nelle loro residenze. E non c’è niente di male, sia chiaro. Ma c’è molto di bene, e soprattutto di bello, se il Presidente della Repubblica va a farsi vaccinare in un ospedale pubblico in orario normale e in compagnia di cittadini normali.
Pages: 1 2