Pd, Letta prepara la svolta: rivedere il patto con M5S. E nelle città candidati diversi
Quanto agli assetti, anche qui una svolta. Una segreteria molto allargata e che comprenda tutte le correnti e le sensibilità politico-culturali presenti nel partito. Letta vuole così, anche per coinvolgere in pieno quelli di Base Riformista. «Unità e comunità nella giusta diversità», è il suo slogan. Chi ci ha parlato ha sentito ieri Letta piuttosto carico. Se le condizioni saranno adatte, è pronto a cambiare la sua vita. Anche il suo profilo cambierà: meno Aspen e più Zoro, dice qualcuno; meno tecnocrate e più politico (lo stesso Draghi sta facendo questo salto); inclusivo e più pratico nel senso della gestione anche dura del partito e della bassa cucina: riuscirà a fare le liste nel 2023 sporcandosi le mani? O a decidere chi far correre a Bologna o a Napoli ad ottobre? Molto spinto sul green (la politica ambientale sarà cruciale, anche per togliere terreno a Grillo-Conte sperati su questo) e convinto del protagonismo femminile. Nella segreteria politica molte donne e potrebbe essere donna anche la vice-segretaria del partito. Si tratta di trovare il nome giusto, senza scatenare le invidie sia dei grandi elettori maschi sia delle altre donne. I sindaci – e non solo il fiorentino Nardella ma anche gli altri si stanno schierando con lui – avranno uno «spazio particolare» nella guida del partito, anche per evitare quella che è stata una costante della stagione Zingaretti: lo scollamento totale tra centro e periferia del partito. Ora però tocca concludere la trattativa con quelli di Base Riformista (ieri varie telefonate con i big di quell’area), per poi gettarsi in un’impresa che Letta non considera disperata.
IL MESSAGGERO
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