Saturimetro, aspirina e medico di base. Ecco come battere il Covid a domicilio
di ALESSANDRO MALPELO
Roma, 11 marzo 2021 – I primi giorni sono decisivi per vedere che piega prende il Covid-19. L’infezione può risolversi come una sindrome influenzale (ci possono essere tosse, febbre, dolori muscolari, stanchezza, a volte nausea con incapacità a percepire sapori e odori), ma è sempre possibile aggravarsi in maniera repentina, con affanno respiratorio: in quei casi, su indicazione del medico, si rende necessario chiedere una visita urgente o farsi accompagnare in ospedale.
SI PUÒ PRONOSTICARE L’EVOLUZIONE?
Finalmente sì, i medici hanno imparato a riconoscere i pazienti a rischio. “Già alla prima visita – ha dichiarato Antonella D’Arminio Monforte, direttore delle Malattie infettive nella Asst Santi Paolo e Carlo di Milano – siamo in grado di prevedere il decorso basandoci sugli esami del sangue, la Tac del torace e le caratteristiche del paziente (obesità, ipertensione, grandi anziani con più patologie). Utilizziamo ad esempio gli antivirali, il remdesivir: prima si abbassa la carica virale, minore sarà l’entità della reazione”.
QUALI SONO LE CURE DOMICILIARI?
Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri, ha diffuso con altri autori uno schema rivolto ai medici di famiglia per trattare a casa la sindrome da virus Sars-Cov-2. Ai primi sintomi, in attesa dell’esito del tampone, regolarsi come con le virosi delle alte vie respiratorie, ad esempio prendendo aspirina o nimesulide.
CHE COS’È LA VIGILE ATTESA?
Premesso che non esiste
un approccio unico al Covid-19, è illuminante la spiegazione di Nicola
Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, riportata sulle
pagine web della Fnomceo (ordini dei medici). “Nella fase iniziale
domiciliare la vigile attesa – spiega il numero uno dell’Aifa – consiste
nel trattare solo i sintomi febbrili. Ovviamente questa condotta
dipende dalle fasi e dalla gravità della malattia”. Per ragguagli il
ministero ha emanato una circolare sulla gestione domiciliare.
MANCANO FARMACI RISOLUTIVI?
Vero e falso, nel senso che c’è un’evoluzione continua data dalla ricerca che, tra vaccini e varianti, indica come orientarsi quando si è contratta l’infezione. La prudenza è d’obbligo secondo Pierluigi Viale, che ha presieduto l’ultimo congresso Simit, Società italiana malattie infettive. Purtroppo mancano farmaci paragonabili agli antivirali ad azione diretta che in poche settimane cancellano qualsiasi traccia del virus dell’epatite C.
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