La discontinuità non conta. Draghi vince solo vaccinando tutti per l’estate
“Dal Governo Draghi noi ci aspettavamo un cambiamento di rotta, se poi abbiamo i Dpcm come Conte, anticipati alla stampa, beh, la grande differenza non la vedo. Sappiamo che chiuderemo a Pasqua, sappiamo delle zone rosse, francamente la discontinuità non la vedo”. Il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, dice in chiaro ciò che tanti iniziano a pensare: in queste prime settimane si sta replicando l’andazzo del Conte bis, almeno per quanto riguarda sia il merito della gestione della pandemia (leggi alla voce “nuove strette”) sia il metodo (leggi alla voce “Dpcm in successione”) sia le annesse polemiche e divisioni politiche (leggi alla voce “rigoristi vs aperturisti”).
Effettivamente alcune dinamiche non proprio fisiologiche che hanno caratterizzato l’ultima fase del precedente governo tendono a replicarsi alla stessa velocità in cui si riproduce il virus. E indubbiamente Draghi ancora non è riuscito a prendere le misure con l’innata e inevitabile litigiosità di una maggioranza eterogenea ed extralarge quale quella che lo sostiene. A parziale discolpa, c’è da dire che purtroppo la situazione del contagio sta notevolmente peggiorando a causa della maggiore diffusione e pericolosità delle varianti e che quindi la ormai più che probabile decisione di dare una forte stretta alla nostra vita quotidiana da qui a Pasquetta è necessaria e doverosa.
Detto questo però, chi si affretta a giudicare l’operato di questo governo solamente o principalmente dal grado di apertura o chiusura del rubinetto delle nostre libertà si sbaglia di grosso. Perché il vero campo su cui Draghi e questo governo si giocano l’osso del collo è un altro. La grande area di battaglia è sempre quella, la sicurezza sanitaria, la porzione invece dove il premier ha deciso di schierare i migliori generali e le migliore truppe del suo esercito – dentro e fuor di metafora – non è tanto quella del controllo dei contagi ma quella dell’accelerazione sui vaccini. Se si riuscirà a raggiungere almeno la soglia dei due terzi della popolazione vaccinata per l’inizio dell’estate – come ha ricordato il sottosegretario alla Salute Gian Paolo Sileri anche oggi – allora la sfida sarà vinta. In caso contrario anche Draghi avrà fallito.
E purtroppo c’è da dire che per vincerla nemmeno Draghi ha tutte le leve nelle sue mani. Il governo infatti sta approntando il piano vaccinale in modo serio e professionale, avvalendosi dell’apporto prezioso di Esercito e Protezione civile, coinvolgendo medici di ogni ordine e grado, da quelli ospedalieri fino agli odontoiatri. Tuttavia sulla strada di una campagna di vaccinazione di successo ci sono almeno due variabili indipendenti dalla qualità del manico.
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