I falsi miti che incombono sul Pd
Insistere per ruoli da vice, vicario, facente funzione, portavoce, chairwoman, ticket o comunque maglie col numero due, non paga. In questo momento, allora, è meglio reagire con tempestività. Invece che guardare a improbabili chimere, meglio accettare che esistono aree diverse e plurali all’interno dei partiti, minoranze e maggioranze che si alternano, e che le leadership non sono questione di genere ma di testa e di determinazione. Il Pd ha, paradossalmente, grandi opportunità davanti: accompagnare il settore industriale e produttivo alla (inevitabile) riconversione green, senza perdere di competitività, la vera sfida dei prossimi anni; accompagnare i ragazzi e le ragazze che entrano nel mondo del lavoro a non rimanere sudditi di piattaforme e algoritmi; stringere alleanze in Europa spostando verso l’alto la tutela della salute e la protezione sociale, e le politiche di sicurezza interna ed esterna. Chi pensa di dover scegliere tra riformismo e partito di Corbyn, o di trovare una prateria spostandosi a sinistra-sinistra (e invece c’è solo un giardinetto), gongolando per le sardine attovagliate al Nazareno, non ha capito. Qui si tratta di progetti precisi, che guardano avanti e non indietro. Non c’è nessuna vergogna a ripartire. Nessun j’accuse che tenga. E vuoi vedere che Enrico Letta è l’uomo giusto al momento giusto? Uno che conosce l’Europa come le sue tasche e che può giocarsela alla pari con il governo Draghi. Secondo me può funzionare.
LA STAMPA
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