Il premier parla, il virus colpisce
marcello sorgi
A un mese esatto dall’entrata in carica del suo governo – e già questa è una notizia -, Draghi ha parlato per la seconda volta. La prima era stata il videomessaggio dell’8 marzo, dedicato solo in parte alle donne. Ieri invece ha approfittato della visita al centro vaccinazioni di Fiumicino, per un secondo breve intervento. I temi sono rimasti gli stessi: l’emergenza Covid, le conseguenze sanitarie, sociali ed economiche della pandemia, la campagna di vaccinazione. Identico il tono calmo, rassicurante del premier, come se appunto il suo primo obiettivo sia quello di tranquillizzare i cittadini.
Cittadini che, dopo oltre un anno alle prese con il virus, le chiusure e le riaperture, l’alternarsi di speranze e disillusioni, legittimamente non ne possono più. A ciò va aggiunto il repentino impoverimento della metà di popolazione che non vive di stipendio, ma di piccola e media impresa, e sconta ormai la minaccia del fallimento e l’assoluta sfiducia che il governo, qualsiasi governo, sia in grado di dare gli aiuti necessari per resistere.
Di tutti questi problemi, Draghi, ieri molto più che una settimana fa, si è mostrato perfettamente consapevole. È partito dall’incubo, ormai diffuso dopo le morti improvvise di alcuni vaccinati, che riguarda un lotto di dosi del vaccino Astra Zeneca, e s’è dichiarato d’accordo con le spiegazioni di tecnici, sanitari e scienziati, che escludono qualsiasi pericolo. S’è fatto carico dei nuovi disagi determinati dal decreto, approvato dal consiglio dei ministri, che impone nuove chiusure, in pratica un lockdown come quello dell’anno scorso, per quasi tutta l’Italia. Ha promesso ristori rapidi per le categorie che riceveranno i maggiori danni, e a tal fine ha annunciato un nuovo scostamento di bilancio per la prossima settimana. Ha garantito smart working e congedi straordinari per i genitori costretti a casa dai figli che non possono andare a scuola. E al termine di questa fredda elencazione di difficoltà crescenti (contagi in straordinario aumento, ospedali al limite della capacità di ricezione), ha spiegato che l’unica strategia per far fronte a quel che sta accadendo è rinforzare insieme chiusure e vaccinazioni, giunte peraltro in quest’ultima settimana a 170 mila al giorno, il doppio della media dei tre mesi precedenti. Il governo si propone di arrivare in tempi brevi o brevissimi a mezzo milione di vaccinati al giorno. Un traguardo ambizioso; possibile, quanto a organizzazione, come dimostra appunto il sorgere in più parti del Paese di strutture dedicate, come quella che il presidente del consiglio ha visitato con legittima soddisfazione. Ma quanto a dosi di vaccino, cosa garantisce che saranno davvero mantenute le promesse fin qui disattese dalle case produttrici che dovrebbero consegnarle all’Italia?
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