Letta tenga duro. Ancora due anni di governo forte

di BRUNO VESPA

Alla vigilia del mese più duro dal maggio dello scorso anno, Mario Draghi nel centro vaccinale di Fiumicino ha voluto dare un segnale simbolico del suo ruolo. E come Mattarella seduto allo Spallanzani in attesa della vaccinazione ha fatto capire che la ‘livella’ è arrivata sul colle del Quirinale, Draghi si è seduto accanto a uomini e donne della Croce Rossa (e non tra Speranza e Zingaretti, come da protocollo) con la divisa ideale da comandante in capo di questa battaglia, speriamo ultima e decisiva. Il primo ministro ha dato due segnali precisi: presto si arriverà a mezzo milione di vaccinati al giorno e chiederà al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio. Mezzo milione al giorno fa 15 milioni al mese.

Contando i sei milioni di vaccini già fatti, avere di qui a fine aprile 25 milioni di vaccinati e 40 milioni a maggio tra prima e seconda dose sarebbe un risultato straordinario. Chiedendo magari, per salvare la decenza, che magistrati, avvocati e professori a contratto da poche lezioni a distanza (spero vivamente che i giornalisti non osino proporsi) diano per favore la precedenza ai milioni di ottantenni ancora in attesa. Mentre alla vigilia della stagione estiva sarebbe utile vaccinare il personale turistico per arginare una concorrenza micidiale. (E dopo che ieri sera Biden ha proibito le esportazioni di vaccini gridando alla Trump “Prima gli americani”, guai se una fiala prodotta in Europa uscisse dall’Europa).

Un nuovo scostamento di bilancio (cioè nuovo debito) è doloroso, ma indispensabile. Il mese più duro e le chiusure di Pasqua saranno un colpo tremendo per categorie già in ginocchio. Sarà difficile dire all’impresa scesa dai 220 mila euro di fatturato nel 2019 ai 120mila del 2020 che i 100 milioni in meno saranno compensati con 5.000 euro, come si è ipotizzato finora.

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