Pd, la rivoluzione copernicana di Letta segretario: archiviare il passato per vincere domani

Naturalmente l’obiettivo finale sono le prossime elezioni politiche. La battaglia con la destra di Salvini e Meloni. E arrivare a quella data senza la rassegnazione della sconfitta. Per questo ha proposto un nuovo impianto culturale. Che non riguarda, come doveroso, solo l’adeguamento della forma-partito alle nuove tecnologie, ma anche il recupero di alcune funzioni e precondizioni. A cominciare dalla competenza. Le parole “corpi intermedi” erano scomparse dal lessico della politica italiana. E con ogni probabilità questa assenza aveva fatto subire una torsione alla nostra democrazia che lo stesso Letta definisce “malata”. Di certo rappresenta, il cestinamento del concetto di “disintermediazione” – a cominciare dal rapporto con i sindacati – che si era presentata negli ultimi anni come stella polare di tutti i populismi. Questo punto di vista può essere letto anche come il superamento del “renzismo” con il quale il nuovo leader dem ha sicuramente un conto ancora aperto.

La mappa delle correnti Pd

Ovviamente tutto questo passa dalla definizione di un “nuovo Pd”. Il suo partito, in effetti, si era trasformato in un insieme di correnti che non si distinguevano per la produzione ideale ma per la spartizione del potere. Letta ne è consapevole e sa che questa deriva è stata giustificata dal ruolo di equilibratore istituzionale assunto dal Pd negli ultimi anni. Dinanzi ai radicalismi irresponsabili di M5S e Lega, i Dem si presentavano come gli unici garanti di una certa normalità. Una situazione che si è trasformata lentamente ma inesorabilmente in un alibi.

Ma uno dei test più importanti per capire come sarà il Pd di Letta, sarà la legge elettorale. Il neo segretario ha accennato alla riforma, ma ora deve decidere se il suo progetto sia o meno compatibile con un sistema proporzionale. I precedenti di vittoria citati sono stati raggiunti nel contesto del maggioritario.  

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