Ora Enrico sta sereno
Infine, la prospettiva ed alcune riforme da varare. Letta pensa a un partito aperto e fulcro di una nuova coalizione («Quando non le abbiamo fatte, abbiamo perso»); ad una legge elettorale diversa dal Porcellum e dal Rosatellum (e quindi, si immagina, di stampo proporzionale); e sostiene la prosecuzione del dialogo con i Cinquestelle (ma ad egemonia Pd. . .) e Conte, salutato affettuosamente ma nulla più. Vorrebbe, al fondo, metter mano anche alla questione dei cambi di casacca e del vincolo di mandato («Il gruppo misto è diventato un paradiso…»), avvertendo – però – circa la delicatezza del tema per i riferimenti che ha in Costituzione. In conclusione: chiaro e condivisibile sulla qualità del rapporto con Draghi ed il suo governo, e questo potrebbe aiutare non poco anche il lavoro dell’esecutivo, quando i primi nodi verranno al pettine. Netto nell’annunciare la fine di ogni subalternità sia nei confronti del «centrodestra di governo» sia nel rapporto con Conte ed il suo Movimento. Prudente, infine – non ci viene di meglio che dire: democristianamente prudente – sulla partita che si aprirà (è solo questione di tempo. . .) con le correnti: sono stato da sempre un uomo di corrente – ha ricordato – ma qui si esagera un po’…
Il lavoro di Enrico Letta non sarà facile, come è chiaro. E anche la spinta del circolo Pd di Testaccio («Ripiamoce stì cocci») rischia di non bastare. Ma la fase è troppo interessante e delicata per starne fuori. E in fondo potrebbe perfino ritagliarsi qualche momento divertente, diciamo così. Letta, infatti, avvierà presto i suoi colloqui, e ha annunciato che incontrerà anche Renzi. Lui, stavolta, serenamente. L’ex amico “rottamatore” , invece, chissà…
LA STAMPA
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