AstraZeneca: l’Italia aspetta 40 milioni di dosi entro settembre. Così il piano vaccinale rischia di rallentare

di Lorenzo Salvia

AstraZeneca: l'Italia aspetta 40 milioni di dosi entro settembre. Così il piano vaccinale rischia di rallentare

L’obiettivo di arrivare all’immunità di gregge entro settembre, con l’80% degli italiani vaccinati, era stato appena ufficializzato. Ma il caso AstraZeneca rischia di trasformarlo in un miraggio. Al di là delle comprensibili rassicurazioni ufficiali, sono i numeri a dirlo. Il vaccino di Oxford pesa parecchio nel pacchetto prenotato dall’Italia. Ne abbiamo opzionati 40 milioni di dosi. Ma il vero guaio è un altro. A differenza delle consegne degli altri vaccini, quelle di AstraZeneca sono concentrate nella prima parte della campagna. Quei 40 milioni andrebbero consegnati tutti entro fine settembre. Proprio la stessa scadenza indicata dal governo per arrivare all’immunità di gregge.

Non è una coincidenza. Ma la prova di come fosse proprio AstraZeneca il vaccino che avrebbe dovuto garantire quell’accelerazione sul piano vaccini promessa dal governo Draghi. Non solo. Perché l’effetto devastante di un eventuale stop permanente si vedrebbe subito: dei circa 7,5 milioni di dosi che aspettiamo entro fine marzo, 2,9 milioni sono proprio di AstraZeneca. Quasi la metà. Nel governo c’è preoccupazione per un obiettivo appena annunciato e già a rischio. Ma anche fiducia nel parere sulla sicurezza di AstraZeneca che giovedì dovrebbe arrivare dall’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali. Soprattutto, però, pesa la consapevolezza che la psicosi, quando parte, è difficile da fermare. Se anche l’Ema dovesse garantire la sicurezza del vaccino di Oxford, resterebbe il problema delle probabili disdette che si potrebbero trascinare da qui in avanti. Che fare, allora?

Scartata l’ipotesi di dirottare verso Pfizer BjoNTech e Moderna chi si è già prenotato per AstraZeneca. Quei preparati sono riservati alle categorie più esposte e più fragili, come i medici e gli over 80. E non si cambia. La possibilità di scegliere quale vaccino fare resta un’utopia, almeno fino a quando le dosi saranno davvero abbondanti. Un momento che, purtroppo, sembra ancora lontano.

In attesa del verdetto di giovedì, è stato già fatto un primo tentativo per cercare di compensare lo stop ad AstraZeneca, rafforzando le forniture di altri prodotti. E in particolare di Janssen, il preparato della Johnson & Johnson che ha il grande vantaggio di prevedere una sola somministrazione. Ogni dose, in sostanza, vuol dire aver una persona pienamente immunizzata. Ma non è facile. Dopo le indiscrezioni delle settimane scorse, Janssen ha confermato che consegnerà alla commissione europea i 200 milioni di dosi previsti nel 2021. Ma le prime forniture arriveranno dalla terza settimana di aprile in poi. Accelerare sembra difficile, almeno nell’immediato. Stesso problema anche per gli altri vaccini già autorizzati e utilizzati, Pfizer BioNTech e Moderna. Anche perché la stessa mossa è stata tentata anche da altri Paesi europei, visto che lo stop ad AstraZeneca e il rischio di una campagna vaccinale a metà non riguarda solo l’Italia.

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