AstraZeneca: l’Italia aspetta 40 milioni di dosi entro settembre. Così il piano vaccinale rischia di rallentare
La strategia in atto da tempo, suggerita anche dalla commissione europea con il sostegno dell’Italia, è quelle delle partnership: rafforzare la fornitura dei vaccini già autorizzati con una serie di accordi che consentano di produrli anche in altri stabilimenti. Lo ha fatto Pfizer,Moderna, Janssen, lo ha fatto anche AstraZeneca. «Il sistema produttivo è già sotto sforzo — avverte però il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi — e nell’immediato è difficile fare di più. Gli accordi si firmano ma i risultati purtroppo non si vedono dopo un mese». Per questo nello speciale borsino dei vaccini salgono di nuovo le quotazioni del russo Sputink V.
Proprio ieri il Fondo russo per gli investimenti, che lo produce, ha fatto sapere che sono stati raggiunti accordi per avviare la produzione «in Italia, Spagna, Francia e Germania», e che sono in corso i negoziati con un certo numero di altre aziende per aumentare la produzione nell’Unione europea. Tra conferme e smentite la domanda di autorizzazione all’Ema è stata presentata. Mentre, nonostante le voci insistenti, la richiesta in emergenza, che può essere presentata agli enti regolatori nazionali, non è mai stata depositata presso la nostra Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Ma anche questa strada, nonostante le accelerazioni delle ultime ore, difficilmente potrebbe portare risultati concreti nel giro di poche settimane. E invece è proprio di quelli che abbiamo bisogno.
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