L’obbligo della chiarezza

ANTONELLA VIOLA

Quando si usano i vaccini, la precauzione è d’obbligo. E questo non perché rispetto agli altri farmaci essi siano pericolosi, anzi. Il profilo di sicurezza dei vaccini che utilizziamo è altissimo, grazie a molti anni di ricerca e a procedure di autorizzazione severe. Ma la vaccinazione è un intervento di salute pubblica che si attua nelle persone sane, a scopo preventivo e non curativo, e che viene vissuto dalla popolazione in maniera diversa rispetto a una chemioterapia o anestesia. Se, infatti, siamo tutti disposti a un compromesso quando malati, accettando il rischio legato alle terapie farmacologiche o agli interventi chirurgici, quando stiamo bene e ci vacciniamo non siamo disposti a correre rischi.

Per questo motivo, quando sorge un dubbio, anche infondato, sulla sicurezza di un vaccino, bisogna prendere la cosa sul serio. Non basta delegittimare i no-vax o ripetere “il vaccino è sicuro” come slogan a cui i cittadini sono chiamati a credere con un atto di fede nella scienza o nella politica. Questo può funzionare quando non ci sono dubbi, in fase preventiva, proprio come una vaccinazione. Ma quando la malattia è esplosa, quando il dubbio agita le coscienze, bisogna usare strumenti diversi, bisogna curare. Ecco perché, quando i primi Paesi europei hanno deciso di sospendere il vaccino di AstraZeneca in via precauzionale, ho ritenuto che quella fosse la strada giusta anche per noi. Se infatti la statistica proveniente dal Regno Unito ci dice che il vaccino è sicuro, quando però si verificano eventi gravi potenzialmente riconducibili alla vaccinazione, per tutelare la salute dei cittadini e per non perdere la loro fiducia, è bene fermarsi, fare tutte le verifiche del caso, per poi eventualmente riprendere la campagna con maggiore forza.

La decisione dell’Aifa di sospendere l’uso del vaccino di AstraZeneca anche in Italia è arrivata ieri, insieme a quella di Germania e Francia. I colleghi tedeschi hanno osservato un aumento preoccupante di una rara forma di trombosi cerebrale, associata a una forte diminuzione delle piastrine. E hanno segnalato la cosa a Ema, l’agenzia regolatoria europea, che sta analizzando i dati e si esprimerà nei prossimi giorni. Se da un lato può accadere che alcuni effetti collaterali rari sfuggano allo studio clinico e, per ragioni statistiche, si manifestino solo quando si passa alla vaccinazione di massa, sorprende però che nel Regno Unito, dove il vaccino è stato somministrato a milioni di persone, non si siano osservati eventi trombotici. I prossimi giorni ci diranno se sono stati loro poco attenti o noi europei troppo scrupolosi. Personalmente, ritengo che quando si parla di salute pubblica la prudenza sia la nostra migliore alleata.

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