Più tasse e sussidi federali, la strategia di Biden per far decollare l’America
La vera svolta di lungo termine, la sua Tennessee Valley Authority, è il piano per le infrastrutture che potrebbe valere molto di più, fra 2 e 4 trilioni di dollari. Vorrebbe dire non solo ricostruire ponti, strade e aeroporti, ma anche mettere gli strumenti dell’economia digitale al passo coi tempi. Questo intervento dello Stato, più ancora del welfare che soccorre chi soffre nell’immediato, dovrebbe avviare un rinascimento americano pubblico e privato, capace di creare crescita duratura e sostenibile, lavoro, soluzioni per il clima, ma anche investimenti strategici nella tecnologia per vincere la sfida geopolitica con la Cina. Il problema è come pagarlo. Biden finora ha usato il debito, ma per il prossimo piano dovrà aumentare le tasse, secondo una scala mai vista da quando lo fece Clinton nel 1993. I punti più probabili di intervento sono due: far risalire l’aliquota per le aziende al 28%, dopo che Trump l’aveva abbassata dal 35 al 21%, e aumentare quella sul reddito per chi guadagna più di 400.000 dollari all’anno. Intanto Yellen sta perseguendo un obiettivo ancora più ambizioso, cioè convincere l’Oecd ad accettare una global minimum tax del 12%, da applicare ai profitti delle multinazionali in tutto il mondo. Lo scopo è impedire la corsa al ribasso scatenata dall’Europa, ma non solo, con le riduzioni delle tasse per le grandi aziende Usa finalizzate ad attirarne il business. Non sarà facile, ma intanto la Yellen ha preparato il terreno togliendo il veto alla digital tax. I critici dicono che Biden così deprimerà il business, tutti pagheranno, e la Cina si avvantaggerà. Quindi ricordano che Roosevelt non uscì dalla Grande Depressione col New Deal, ma con le spese per la Seconda Guerra Mondiale. Joe però è convinto che il Covid sia già la sua guerra mondiale, e gli dà l’occasione di trasformare l’America.
LA STAMPA
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