Lavoro, il paradosso del Covid: tre posti su dieci restano liberi per mancanza di candidati preparati

Il Covid

Da un’indagine di Umana e Fondazione Nord Est sugli effetti della pandemia sul mercato del lavoro emerge la crescente importanza delle abilità trasversali, cioè profili che sappiano «gestire situazioni nuove problemi nuovi e imprevisti». L’80,8% degli imprenditori del turismo prevede di licenziare; il 65,2% nei settori dell’abbigliamento, calzature, tessile; il 53,7% nel commercio. Al contrario, assumono e molto più del previsto il 78,2% delle aziende farmaceutiche; il 72,3% della filiera della sanità; il 46,3% della logistica. «Quello che noi notiamo — precisa Raffaella Caprioglio, presidente di Umana — è che non c’è la depressione di altri momenti di crisi. La voglia di riprendersi, di riscattarsi, è tantissima. Nei settori meno colpiti si investe e si programma di più. Si cercano ingegneri meccanici, meccatronici, informatici ma anche magazzinieri, carrellisti, operatori dei banchi dei supermercati, autisti. Le politiche attive saranno la chiave indispensabile della ripresa. L’importante è l’analisi delle competenze, sapere da dove si parte, che cosa serve, altrimenti la formazione è inutile. Bisogna sapersi reinventare, avere il coraggio di accettare nuove sfide. Nella nostra attività di reskilling o upskilling il 40% degli avviamenti al lavoro riguarda persone tra i 30 e i 49 anni, il 10% gli over 50».

Come gli astronauti

Cristiano Pechy è amministratore delegato di LHH, società del gruppo Adecco che si occupa di outplacement, di ricollocazioni. Ricorda che il primo esperimento al mondo di outplacement fu quello di trovare un’occupazione agli addetti Nasa dopo la fine del progetto Apollo. «Nel febbraio di quest’anno noi abbiamo stabilito il record storico di ricollocazioni. Il mercato non è mai stato così attivo. I settori non colpiti dalla pandemia hanno moltiplicato le loro richieste come se stessero vivendo un periodo di grandi aspettative e, dunque, di investimenti per il futuro. La logistica, prima della pandemia, era in crisi, oggi è in forte espansione. Le richieste per il digital trust, la certificazione digitale, sono esplose.

All’estero

La ristorazione collettiva perde addetti ma molti di loro hanno trovato già un’occupazione, anche migliore, nella logistica. In altri Paesi, in Francia, Belgio, Finlandia per esempio, l’offerta ai lavoratori licenziati o in mobilità di corsi di formazione, con una garanzia di outplacement, è obbligatoria. Da noi no. L’80% delle persone, anche nella nostra attività in Italia, ha un altro contratto in sei mesi. Questa percentuale non è diminuita con la crisi pandemica, si è solo allungato di qualche settimana il tempo necessario. E gli over 50, tanto per smentire una vulgata sui meno giovani, non hanno maggiori difficoltà di ricollocazione. Ognuno ha un piccolo o grande brand personale. E può sempre farlo valere».

CORRIERE.IT

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