Draghi dimezza il Cts: solo esperti. Stupore per la decisione di Merkel

A Palazzo Chigi sono però convinti che con un po’ di pazienza – quella chiesta pubblicamente da Draghi agli italiani – le cose si aggiusteranno entro primavera. E non solo perché c’è la convinzione che per allora avremo superato il picco dei contagi. Da maggio inizieranno ad essere distribuite le fiale del vaccino americano di Johnson&Johnson. La tabella allegata al piano di Figliuolo stima la consegna di più di sette milioni di boccette entro giugno, quasi 16 milioni entro settembre. E poiché si tratterà del primo prodotto monodose – spiegano – sarà abbastanza per vaccinare più di un terzo degli italiani.

L’ultima mossa di ieri per rimediare alla crisi di fiducia della decisione tedesca ha riguardato il Comitato tecnico scientifico. Era formato da ventisette persone, troppe per non farlo apparire un organo ridondante. Per Draghi c’era anche confusione nei ruoli. Il suo coordinatore – e di fatto portavoce – era un funzionario in pensione della Protezione Civile, Agostino Miozzo, che nel frattempo ha annunciato la decisione andare ad affiancare Patrizio Bianchi al ministero dell’Istruzione.

L’uscita ha accelerato una decisione che era programmata da tempo: la riduzione del numero dei componenti del comitato da 27 a 12, ma soprattutto di separare chiaramente il lavoro logistico della Protezione Civile da quello dei medici e degli esperti. Restano solo questi ultimi: ci sono il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro (sarà portavoce unico), l’oncologo Franco Locatelli (coordinatore), e poi il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, il numero uno dell’Istituto Spallanzani Giuseppe Ippolito, il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza, l’immunologo Sergio Abrignani.

Nel primo consiglio dei ministri dopo la nomina a premier, Draghi aveva promesso di parlare anzitutto con i fatti. Quelli di questi giorni, suo malgrado, non sono andati nella direzione voluta. Per questo darà una svolta alla comunicazione: domani sarà a Bergamo per commemorare l’anniversario dedicato ai morti per Covid, venerdì dopo l’approvazione del decreto «sostegni» risponderà alle domande dei giornalisti. Sarà la prima volta, ma fra i suoi collaboratori c’è chi sottolinea a sua difesa che persino Joe Biden non ha ancora fatto una vera conferenza stampa: la prima sarà il 25 marzo.

LA STAMPA

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