AstraZeneca, overbooking per recuperare. E chi rinuncia finirà in coda
Dopo lo stop, il problema adesso è quello delle rinunce. Se anche oggi dovesse essere confermata la sicurezza di AstraZeneca, è molto probabile che nei prossimi giorni ci sia una certa freddezza nei confronti del vaccino di Oxford. Perché è sacrosanto fare chiarezza fino in fondo. Ma è anche vero che, quando parte, la psicosi è difficile da fermare. E anzi c’è il rischio che i messaggi rassicuranti possano essere letti come la conferma di un sospetto. Per questo la soluzione allo studio per non far perdere ritmo alla campagna vaccinale, che proprio negli ultimi giorni stava accelerando, è molto pragmatica.
L’ipotesi di uno stop prolungato per AstraZeneca, che pure in linea di principio non può essere esclusa, sarebbe un problema enorme. Difficile anche immaginarlo uno scenario. In caso di ripresa, invece, l’idea è quella di scegliere almeno nei primi giorni la strada di un leggero overbooking. Cosa vuol dire? Che, proprio come si faceva una volta quando gli aerei erano pieni, verrebbe chiamato un numero di persone leggermente più alto rispetto a quello delle dosi disponibili di AstraZeneca. Mettendo nel conto che una parte delle persone prenotate non si presenterà. Difficile dire quante saranno. Ma anche impossibile credere che non ci saranno. L’overbooking è un piccolo rimedio «tattico», pensato per evitare che si allontani l’obiettivo di immunizzare entro la fine di settembre l’80% degli italiani, come da piano ufficializzato nemmeno una settimana fa. E dovrebbe consentire di recuperare nel giro di due settimane le 200 mila somministrazioni perse in questi quattro giorni di blocco.
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